Lettera ai Romani 14
14
Esortazione alla tolleranza
Ro 15:1-7; 1 Co 4:3-5; 8:7; Cl 2:16
1Accogliete colui che è debole nella fede, ma non per sentenziare sui suoi scrupoli.
2Uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l'altro che è debole, mangia verdure. 3Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore è potente da farlo stare in piedi.
5Uno stima un giorno piú di un altro; l'altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente.
6Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; e chi mangia di tutto, lo fa per il Signore, poiché ringrazia Dio; e chi non mangia di tutto fa cosí per il Signore, e ringrazia Dio. 7Nessuno di noi infatti vive per sé stesso, e nessuno muore per sé stesso; 8perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. 9Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi. 10Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; 11infatti sta scritto: «Come è vero che vivo», dice il Signore, «ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio»#+Is 45:23..
12 Quindi ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio.
1 Co 8; 10:23-33
13 Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; decidetevi piuttosto a non porre inciampo sulla via del fratello, né a essere per lui un'occasione di caduta. 14Io so e sono persuaso nel Signore Gesú che nulla è impuro in sé stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura. 15Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini piú secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! 16Ciò che è bene per voi non sia dunque oggetto di biasimo; 17perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. 18Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. 19Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione. 20Non distruggere, per un cibo, l'opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato#Ma è male… peccato, altri traducono: ma chi mangia senza aver la coscienza libera fa male.. 21È bene non mangiar carne, né bere vino, né far nulla che possa essere occasione di caduta al fratello. 22Tu, la fede#Fede, qui e al v. 23 il greco ha: fede. che hai, serbala per te stesso, davanti a Dio. Beato colui che non condanna sé stesso in quello che approva. 23Ma chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato.
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Lettera ai Romani 14: NR94
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1994 Società Biblica di Ginevra
Lettera ai Romani 14
14
Esortazione alla tolleranza
Ro 15:1-7; 1 Co 4:3-5; 8:7; Cl 2:16
1Accogliete colui che è debole nella fede, ma non per sentenziare sui suoi scrupoli.
2Uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l'altro che è debole, mangia verdure. 3Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore è potente da farlo stare in piedi.
5Uno stima un giorno piú di un altro; l'altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente.
6Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; e chi mangia di tutto, lo fa per il Signore, poiché ringrazia Dio; e chi non mangia di tutto fa cosí per il Signore, e ringrazia Dio. 7Nessuno di noi infatti vive per sé stesso, e nessuno muore per sé stesso; 8perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. 9Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi. 10Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; 11infatti sta scritto: «Come è vero che vivo», dice il Signore, «ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio»#+Is 45:23..
12 Quindi ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio.
1 Co 8; 10:23-33
13 Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; decidetevi piuttosto a non porre inciampo sulla via del fratello, né a essere per lui un'occasione di caduta. 14Io so e sono persuaso nel Signore Gesú che nulla è impuro in sé stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura. 15Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini piú secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! 16Ciò che è bene per voi non sia dunque oggetto di biasimo; 17perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. 18Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. 19Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione. 20Non distruggere, per un cibo, l'opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato#Ma è male… peccato, altri traducono: ma chi mangia senza aver la coscienza libera fa male.. 21È bene non mangiar carne, né bere vino, né far nulla che possa essere occasione di caduta al fratello. 22Tu, la fede#Fede, qui e al v. 23 il greco ha: fede. che hai, serbala per te stesso, davanti a Dio. Beato colui che non condanna sé stesso in quello che approva. 23Ma chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato.
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1994 Società Biblica di Ginevra