Allora il re Salomone rispose a sua madre:
— Perché mi chiedi solo di lasciargli sposare Abisàg? Già che ci sei, potresti chiedermi subito che gli ceda il regno! Dopo tutto è mio fratello maggiore e il sacerdote Ebiatàr e Ioab figlio di Seruià lo sostengono!
Il re Salomone giurò davanti al Signore:
«Che Dio mi punisca se Adonia non pagherà con la vita questa sua pretesa! È il Signore vivente che mi ha posto sul trono di mio padre Davide e ha promesso che i miei figli continueranno a regnare dopo di me. Perciò giuro davanti a lui che Adonia morirà oggi stesso». Così, per ordine del re Salomone, Adonia fu ucciso da Benaia, figlio di Ioiadà.
Salomone ordinò al sacerdote Ebiatàr: «Torna ad Anatòt, nelle tue proprietà. Meriteresti anche tu di morire. Per ora non ti uccido perché hai portato in processione l’arca dell'alleanza del Signore nostro Dio ai tempi di mio padre e hai condiviso con lui le stesse sofferenze». Salomone tolse a Ebiatàr il suo incarico di sacerdote. Così si realizzò la maledizione che il Signore aveva pronunziata contro i discendenti di Eli nel santuario di Silo.
Perciò Ioab, quando venne a sapere quel che era successo ad Ebiatàr, — Ioab non si era messo dalla parte di Assalonne, ma aveva appoggiato Adonia, — cercò rifugio nella tenda del Signore e si aggrappò agli angoli sporgenti dell’altare dei sacrifici. Il re Salomone fu informato che Ioab si era rifugiato nella tenda del Signore, vicino all’altare dei sacrifici; allora mandò Benaia, figlio di Ioiadà, con l’ordine di ucciderlo. Benaia andò nella tenda del Signore e disse a Ioab:
— Il re ti ordina di uscire!
— No! — rispose Ioab; — mi faccia uccidere qui!
Benaia tornò dal re per riferirgli la risposta di Ioab.
Salomone disse a Benaia: «Bene! Fa’ come ha detto lui: uccidilo e poi seppelliscilo. Così la mia famiglia ed io avremo fatto il nostro dovere riguardo al sangue innocente versato da Ioab. Infatti Abner, figlio di Ner, comandante dell'esercito d'Israele, e Amasa, figlio di Ieter, comandante dell'esercito di Giuda erano uomini giusti, migliori di Ioab. Eppure lui li aveva uccisi, all’insaputa di mio padre; il Signore stesso lo punisce per questo delitto. Ioab e i suoi discendenti portino sempre la responsabilità di quel crimine! Il Signore faccia sempre vivere in pace i discendenti di Davide, la sua famiglia e il suo regno!». Allora Benaia, figlio di Ioiadà, raggiunse Ioab e lo uccise. Fu sepolto vicino a casa sua, nel deserto. Il re diede a Benaia, figlio di Ioiadà, il comando dell'esercito al posto di Ioab, e nominò Sadoc sacerdote, al posto di Ebiatàr.
Salomone mandò a chiamare Simei e gli ordinò:
— Fatti costruire una casa a Gerusalemme; abiterai lì senza mai allontanarti. Se un giorno uscirai dalla città e oltrepasserai il torrente Cedron, sarai sicuramente ucciso e la colpa sarà solo tua.
Simei rispose:
— Va bene, mio signore, farò come hai detto. Così Simei abitò a Gerusalemme per molto tempo.
Tre anni dopo, però, due servi di Simei scapparono e si rifugiarono presso Achis, figlio di Maacà, re di Gat. Quando Simei venne a saperlo, sellò il suo asino e partì verso Gat, per andare da Achis a cercare i suoi servi. Li trovò e li riportò a casa. Salomone fu informato che Simei era andato fino a Gat ed era tornato indietro. Fece chiamare Simei e gli disse: «Ti avevo fatto giurare davanti al Signore e ti avevo avvisato di non allontanarti mai dalla città, pena la morte. Lo sapevi bene, anzi avevi detto che accettavi queste condizioni. Perché allora non hai mantenuto la promessa fatta davanti al Signore? Perché hai disubbidito ai miei ordini? Lo sai quanto male hai fatto a mio padre Davide. Sei colpevole, e il Signore stesso ti punirà, mentre benedice me e rafforzerà sempre il regno di Davide, mio padre». Simei fu ucciso da Benaia, figlio di Ioiadà, per ordine del re Salomone. Così il potere si consolidò nelle mani di Salomone.