L’amico mio è simile a una gazzella, o a un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro e guarda per la finestra, lancia occhiate attraverso le persiane.
Il mio amico parla e mi dice: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni,
poiché ecco, l’inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n’è andato;
i fiori spuntano sulla terra, il tempo del canto è giunto e la voce della tortora si fa udire nella nostra campagna.
Il fico ha messo i suoi frutti, le viti fiorite esalano il loro profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni».
Mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la tua voce; poiché la tua voce è soave e il tuo viso è bello.
Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore!
Il mio amico è mio e io sono sua: di lui, che pastura il gregge fra i gigli.
Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre fuggano, torna, amico mio, come la gazzella o il cerbiatto sui monti che ci separano!