Perciò, pur avendo molta libertà in Cristo di comandarti quello che conviene fare, preferisco fare appello al tuo amore, semplicemente come Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesú; ti prego per mio figlio che ho generato mentre ero in catene, per Onesimo, un tempo inutile a te, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui, che amo come il mio cuore.
Avrei voluto tenerlo con me, perché in vece tua mi servisse nelle catene che porto a motivo del *vangelo; ma non ho voluto far nulla senza il tuo consenso, perché la tua buona azione non fosse forzata, ma volontaria. Forse proprio per questo egli è stato lontano da te per un po' di tempo, perché tu lo riavessi per sempre; non piú come schiavo, ma molto piú che schiavo, come un fratello caro specialmente a me, ma ora molto piú a te, sia sul piano umano sia nel Signore!
Se dunque tu mi consideri in comunione con te, accoglilo come me stesso. Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me. Io, Paolo, lo scrivo di mia propria mano: pagherò io; per non dirti che tu mi sei debitore perfino di te stesso. Sí, fratello, io vorrei che tu mi fossi utile nel Signore; rasserena il mio cuore in Cristo.
Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche piú di quel che ti chiedo.
Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
*Epafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesú, ti saluta. Cosí pure *Marco, *Aristarco, *Dema, *Luca, miei collaboratori.
La grazia del Signore Gesú Cristo sia con il vostro spirito.