Primo libro delle Cronache 13:1-14
Primo libro delle Cronache 13:1-14 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Davide tenne consiglio con i capi di migliaia e di centinaia, cioè con tutti i capi del popolo, poi disse a tutta l’assemblea d’Israele: «Se vi sembra bene, e se il SIGNORE, il nostro Dio, lo approva, mandiamo dappertutto a dire ai nostri fratelli che sono rimasti in tutte le regioni d’Israele, e così pure ai sacerdoti e ai Leviti nelle loro città e nelle loro campagne, che si uniscano a noi; e riconduciamo qui da noi l’arca del nostro Dio; poiché non ce ne siamo occupati ai tempi di Saul». Tutta l’assemblea rispose che si facesse così poiché la cosa sembrava buona agli occhi di tutto il popolo. Davide dunque radunò tutto Israele, dal Sicor d’Egitto fino all’ingresso di Camat, per ricondurre l’arca di Dio da Chiriat-Iearim. Davide, con tutto Israele, salì verso Baala, cioè verso Chiriat-Iearim, che appartiene a Giuda, per trasferire di là l’arca di Dio, davanti alla quale è invocato il nome del SIGNORE, che siede su questa fra i cherubini. Posero l’arca di Dio sopra un carro nuovo, togliendola dalla casa di Abinadab; Uzza e Aio conducevano il carro. Davide e tutto Israele facevano festa davanti a Dio, a tutta forza, cantando e suonando cetre, saltèri, timpani, cembali e trombe. Quando furono giunti all’aia di Chidon, Uzza stese la mano per reggere l’arca, perché i buoi la facevano inclinare. L’ira del SIGNORE si accese contro Uzza, e il SIGNORE lo colpì per aver steso la mano sull’arca; e là Uzza morì davanti a Dio. Davide si rattristò perché il SIGNORE aveva colpito Uzza con un tale castigo; e quel luogo è stato chiamato Perez-Uzza fino a oggi. In quel giorno Davide ebbe paura di Dio e disse: «Come farò a portare a casa mia l’arca di Dio?» Davide non ritirò l’arca presso di sé, nella città di Davide, ma la fece portare in casa di Obed-Edom di Gat. L’arca di Dio rimase tre mesi presso la famiglia di Obed-Edom, in casa di lui; e il SIGNORE benedisse la casa di Obed-Edom e tutto quello che gli apparteneva.
Primo libro delle Cronache 13:1-14 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
*Davide tenne consiglio con i capi di migliaia e di centinaia, cioè con tutti i capi del popolo, poi disse a tutta l'assemblea d'*Israele: «Se vi sembra bene, e se il Signore, il nostro Dio, l'approva, mandiamo dappertutto a dire ai nostri fratelli che sono rimasti in tutte le regioni d'Israele, e cosí pure ai *sacerdoti e ai *Leviti nelle loro città e nelle loro campagne, che si uniscano a noi; e riconduciamo qui da noi l'*arca del nostro Dio; poiché non ce ne siamo occupati ai tempi di *Saul». Tutta l'assemblea rispose che si facesse cosí poiché la cosa sembrava buona agli occhi di tutto il popolo. Davide dunque radunò tutto Israele, dal Sicor d'Egitto fino all'ingresso di Camat, per ricondurre l'arca di Dio da Chiriat-Iearim. Davide, con tutto Israele, salí verso Baala, cioè verso Chiriat-Iearim, che appartiene a *Giuda per trasferire di là l'arca di Dio, davanti alla quale è invocato il nome del Signore, che siede su questa, fra i *cherubini. Posero l'arca di Dio sopra un carro nuovo, togliendola dalla casa di Abinadab; Uzza e Aio conducevano il carro. Davide e tutto Israele facevano festa davanti a Dio, a tutta forza, cantando e sonando cetre, saltèri, timpani, cembali e trombe. Quando furono giunti all'aia di Chidon, Uzza stese la mano per reggere l'arca, perché i buoi la facevano inclinare. L'ira del Signore si accese contro Uzza, e il Signore lo colpí per avere steso la mano sull'arca; e là Uzza morí davanti a Dio. Davide si rattristò perché il Signore aveva colpito Uzza con un tale castigo; e quel luogo è stato chiamato Perez-Uzza fino a oggi. Davide in quel giorno, ebbe paura di Dio, e disse: «Come farò a portare a casa mia l'arca di Dio?» Davide non ritirò l'arca presso di sé, nella *città di Davide, ma la fece portare in casa di Obed-Edom di Gat. L'arca di Dio rimase tre mesi presso la famiglia di Obed-Edom, in casa di lui; e il Signore benedisse la casa di Obed-Edom e tutto quello che gli apparteneva.
Primo libro delle Cronache 13:1-14 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Davide si consigliò con i comandanti delle unità militari di mille e di cento uomini e con tutti i capi. Poi parlò a tutta l’assemblea d'Israele: «Se voi siete d'accordo e se il Signore nostro Dio lo renderà possibile, noi manderemo a chiamare gli altri nostri fratelli dalle varie zone della terra d'Israele e soprattutto i sacerdoti e i leviti dalle loro città e villaggi e li faremo venire con noi. Poi andremo a prendere l’arca del nostro Dio, della quale nessuno di noi si è interessato durante il regno di Saul». Tutti giudicarono giusta la proposta e l’assemblea decise di fare come aveva detto Davide. Allora egli convocò gli Israeliti da tutto il paese, dal torrente d'Egitto a sud fino al passo di Camat a nord, per trasportare l’arca di Dio dalla città di Kiriat-Iearim. Davide, con tutti gli Israeliti, andò a Kiriat-Iearim, chiamata anche Baalà, nel territorio della tribù di Giuda, per prendere l’arca di Dio, che era invocato con il nome di ‘Signore che siede sui cherubini’. Presero l’arca di Dio dalla casa di Abinadàb e la caricarono su un carro nuovo, guidato da Uzzà e Achio. Davide e tutti gli Israeliti danzavano con entusiasmo davanti a Dio, accompagnati da canti e dal suono di cetre, arpe, tamburi, cembali e trombe. Quando arrivarono presso la fattoria di Chidon i buoi che tiravano il carro inciamparono e Uzzà stese la mano per tener ferma l’arca. Uzzà toccò l’arca, e la collera del Signore lo colpì: egli morì sul posto, davanti a Dio. Davide fu sconvolto perché il Signore aveva aperto una breccia contro Uzzà e chiamò quella località Peres-Uzzà (Breccia di Uzzà), nome rimasto fino a oggi. A causa di quell’episodio Davide ebbe timore di Dio e si chiese: «Come posso portare nella mia casa l’arca di Dio?». Perciò non la fece portare a casa sua, nella Città di Davide, ma la fece collocare in casa di un certo Obed-Edom, originario della città di Gat. Così l’arca di Dio rimase per tre mesi nella casa di Obed-Edom. Il Signore benedisse la famiglia di Obed-Edom e tutti i suoi beni.
Primo libro delle Cronache 13:1-14 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
POI Davide si consigliò con tutti i conduttori, capi delle migliaia, e delle centinaia. E disse a tutta la raunanza d'Israele: Se vi par bene, e se ciò procede dal Signore Iddio nostro, mandiamo in qua ed in là agli altri nostri fratelli, che sono per tutte le contrade d'Israele, appo i quali sono i sacerdoti e i Leviti, nelle terre, i cui contadi sono loro assegnati, a dir loro che si raunino appresso a noi. E riduciamo appresso di noi l'Arca dell'Iddio nostro; perciocchè noi non l'abbiamo ricercata al tempo di Saulle. E tutta la raunanza disse che si facesse così; perciocchè la cosa piacque a tutto il popolo. Davide adunque adunò tutto Israele, da Sihor di Egitto, fino all'entrata di Hamat, per condurre l'Arca di Dio da Chiriat-iearim. E Davide salì con tutto Israele, verso Baala, in Chiriat-iearim, terra di Giuda, per trasportar di là l'Arca del Signore Iddio, che siede sopra i Cherubini, del cui nome ella è nominata. E l'Arca di Dio fu posta sopra un carro nuovo per condurla via dalla casa di Abinadab. Ed Uzza, ed Ahio guidavano il carro. E Davide, e tutto Israele, festeggiavano a tutto potere davanti a Dio, con canti, e con cetere, e con salteri, e con tamburi, e con cembali, e con trombe. Ora, quando furono giunti infino all'aia di Chidon, Uzza stese la mano per rattener l'Arca; perciocchè i buoi l'aveano smossa. E l'ira del Signore si accese contro ad Uzza, ed egli lo percosse, perchè avea stesa la mano sopra l'Arca; ed egli morì quivi davanti a Dio. E Davide si attristò che il Signore avesse fatta rottura in Uzza; perciò chiamò quel luogo Peres-Uzza; il quale nome dura infino ad oggi. E Davide ebbe in quel dì paura di Dio, e disse: Come condurrei io appresso di me l'Arca di Dio? E Davide non ritrasse l'Arca appresso di sè, nella Città di Davide; ma la fece ridurre dentro alla casa di Obed-Edom Ghitteo. E l'Arca di Dio dimorò in casa di Obed-Edom, con la famiglia di esso, lo spazio di tre mesi. E il Signore benedisse la casa di Obed-Edom, e tutto ciò ch'era suo.