Secondo libro dei Re 4:8-37
Secondo libro dei Re 4:8-37 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Un giorno Eliseo passava per Sunem; là c’era una donna ricca che lo trattenne con premura perché mangiasse da lei; così tutte le volte che passava di là andava a mangiare da lei. La donna disse a suo marito: «Ecco, io so che quest’uomo che passa sempre da noi è un santo uomo di Dio. Ti prego, costruiamogli, di sopra, una piccola camera in muratura e mettiamoci per lui un letto, un tavolino, una sedia e un candeliere, affinché, quando verrà da noi, egli possa ritirarvisi. Così, un giorno che egli giunse a Sunem, si ritirò in quella camera e vi dormì. E disse a Gheazi, suo servo: «Chiama questa Sunamita». Egli la chiamò, e lei si presentò davanti a lui. Eliseo disse a Gheazi: «Dille così: “Tu hai avuto per noi tutta questa premura; che si può fare per te? Hai bisogno che si parli per te al re o al capo dell’esercito?”» Lei rispose: «Io vivo in mezzo al mio popolo». Ed Eliseo disse: «Che si potrebbe fare per lei?» Gheazi rispose: «Certo non ha figli, e suo marito è vecchio». Eliseo gli disse: «Chiamala!» Gheazi la chiamò e lei si presentò alla porta. Ed Eliseo le disse: «L’anno prossimo, in questo stesso periodo, tu abbraccerai un figlio». Lei rispose: «No, mio signore, tu che sei un uomo di Dio non ingannare la tua serva!» Questa donna concepì e, l’anno dopo, in quel medesimo periodo partorì un figlio, come Eliseo le aveva detto. Il bambino si fece grande; e un giorno, uscito per andare da suo padre che era con i mietitori, disse a suo padre: «La mia testa! la mia testa!» Il padre disse al servo: «Portalo da sua madre!» Il servo lo portò via e lo condusse da sua madre. Il bambino rimase sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morì. Allora la donna salì, lo adagiò sul letto dell’uomo di Dio, chiuse la porta e uscì. Poi chiamò suo marito e gli disse: «Ti prego, mandami un servo e un’asina, perché voglio correre dall’uomo di Dio e tornare». Il marito le chiese: «Perché vuoi andare da lui quest’oggi? Non è il novilunio e non è sabato». Lei rispose: «Lascia fare!» Poi fece sellare l’asina e disse al suo servo: «Guidala, e tira via; non mi fermare per strada, a meno che io non te lo dica». Così partì, e giunse dall’uomo di Dio, sul monte Carmelo. Appena l’uomo di Dio la vide da lontano, disse a Gheazi, suo servo: «Ecco la Sunamita che viene! Ti prego, corri a incontrarla e dille: “Stai bene? Sta bene tuo marito? E il bambino sta bene?”». Lei rispose: «Stanno bene». E come fu giunta dall’uomo di Dio, sul monte, gli abbracciò i piedi. Gheazi si avvicinò per respingerla, ma l’uomo di Dio disse: «Lasciala stare, poiché l’anima sua è amareggiata, e il SIGNORE me l’ha nascosto; non me l’ha rivelato». La donna disse: «Avevo forse chiesto di poter avere un figlio? Non ti dissi dunque: “Non m’ingannare”?» Allora Eliseo disse a Gheazi: «Cingiti i fianchi, prendi in mano il mio bastone e parti. Se incontri qualcuno, non salutarlo, e se qualcuno ti saluta, non rispondergli; e poserai il mio bastone sulla faccia del bambino». La madre del bambino disse a Eliseo: «Com’è vero che il SIGNORE vive e che tu vivi, io non ti lascerò». Ed Eliseo si alzò e andò insieme con lei. Gheazi, che li aveva preceduti, pose il bastone sulla faccia del bambino, ma non ci fu voce né segno di vita. Allora andò incontro a Eliseo e gli riferì la cosa, dicendo: «Il bambino non si è svegliato». Quando Eliseo arrivò in casa, il bambino, morto, era adagiato sul suo letto. Egli entrò, si chiuse dentro con il bambino e pregò il SIGNORE. Poi salì sul letto e si coricò sul bambino; pose la sua bocca sulla bocca di lui, i suoi occhi sugli occhi di lui, le sue mani sulle mani di lui; si distese sopra di lui, e il corpo del bambino si riscaldò. Poi Eliseo si allontanò, andò qua e là per la casa; poi risalì e si ridistese sopra il bambino; e il bambino starnutì sette volte e aprì gli occhi. Allora Eliseo chiamò Gheazi e gli disse: «Chiama questa Sunamita». Egli la chiamò; e, come giunse vicino a Eliseo, questi le disse: «Prendi tuo figlio». La donna entrò, gli si gettò ai piedi e si prostrò in terra; poi prese suo figlio e uscì.
Secondo libro dei Re 4:8-37 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Un giorno Eliseo passava per Sunem; là c'era una donna ricca che lo trattenne con premura perché mangiasse da lei; cosí tutte le volte che passava di là, andava a mangiare da lei. La donna disse a suo marito: «Ecco, io so che quest'uomo che passa sempre da noi, è un santo uomo di Dio. Ti prego, costruiamogli, di sopra, una piccola camera in muratura e mettiamoci per lui un letto, un tavolino, una sedia e un *candeliere, affinché, quando verrà da noi, egli possa ritirarvisi. Cosí, un giorno che egli giunse a Sunem, si ritirò in quella camera, e vi dormí. E disse a Gheazi, suo servo: «Chiama questa Sunamita». Egli la chiamò, e lei si presentò davanti a lui. Eliseo disse a Gheazi: «Dille cosí: “Tu hai avuto per noi tutta questa premura; che si può fare per te? Hai bisogno che si parli per te al re o al capo dell'esercito?”» Lei rispose: «Io vivo in mezzo al mio popolo». Ed Eliseo disse: «Che si potrebbe fare per lei?» Gheazi rispose: «Certo non ha figli, e suo marito è vecchio». Eliseo gli disse: «Chiamala!» Gheazi la chiamò, e lei si presentò alla porta. Ed Eliseo le disse: «L'anno prossimo, in questo stesso periodo, tu abbraccerai un figlio». Lei rispose: «No, mio signore, tu che sei un uomo di Dio, non ingannare la tua serva!» Questa donna concepí e, l'anno dopo, in quel medesimo periodo partorí un figlio, come Eliseo le aveva detto. Il bambino si fece grande; e un giorno, uscito per andare da suo padre che era con i mietitori, disse a suo padre: «La mia testa! la mia testa!» Il padre disse al servo: «Portalo da sua madre!» Il servo lo portò via e lo condusse da sua madre. Il bambino rimase sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morí. Allora la donna salí, lo adagiò sul letto dell'uomo di Dio, chiuse la porta, e uscí. Poi chiamò suo marito e gli disse: «Ti prego, mandami un servo e un'asina, perché voglio correre dall'uomo di Dio, e tornare». Il marito le chiese: «Perché vuoi andare da lui quest'oggi? Non è il novilunio, e non è sabato». Lei rispose: «Lascia fare!» Poi fece sellare l'asina, e disse al suo servo: «Guidala, e tira via; non mi fermare per strada, a meno che io non te lo dica». Cosí partí, e giunse dall'uomo di Dio, sul monte *Carmelo. Appena l'uomo di Dio la vide da lontano, disse a Gheazi, suo servo: «Ecco la Sunamita che viene! Ti prego, corri a incontrarla, e dille: Stai bene? Sta bene tuo marito? E il bambino sta bene?» Lei rispose: «Stanno bene». E come fu giunta dall'uomo di Dio, sul monte, gli abbracciò i piedi. Gheazi si avvicinò per respingerla; ma l'uomo di Dio disse: «Lasciala stare, poiché l'anima sua è amareggiata, e il Signore me l'ha nascosto; non me l'ha rivelato». La donna disse: «Avevo forse chiesto di poter avere un figlio? Non ti dissi dunque: Non m'ingannare?» Allora Eliseo disse a Gheazi: «Cingiti i fianchi, prendi in mano il mio bastone, e parti. Se incontri qualcuno, non salutarlo; e se qualcuno ti saluta, non rispondergli; e poserai il mio bastone sulla faccia del bambino». La madre del bambino disse a Eliseo: «Com'è vero che il Signore vive e che tu vivi, io non ti lascerò». Ed Eliseo si alzò e andò insieme con lei. Gheazi, che li aveva preceduti, pose il bastone sulla faccia del bambino, ma non ci fu voce né segno di vita. Allora andò incontro a Eliseo e gli riferí la cosa, dicendo: «Il bambino non si è svegliato». Quando Eliseo arrivò in casa, il bambino, morto, era adagiato sul suo letto. Egli entrò, si chiuse dentro con il bambino, e pregò il Signore. Poi salí sul letto e si coricò sul bambino; pose la sua bocca sulla bocca di lui, i suoi occhi sugli occhi di lui, le sue mani sulle mani di lui; si distese sopra di lui, e il corpo del bambino si riscaldò. Poi Eliseo s'allontanò, andò qua e là per la casa; poi risalí, e si ridistese sopra il bambino; e il bambino starnutí sette volte, e aprí gli occhi. Allora Eliseo chiamò Gheazi e gli disse: «Chiama questa Sunamita». Egli la chiamò; e, come giunse vicino a Eliseo, questi le disse: «Prendi tuo figlio». La donna entrò, gli si gettò ai piedi, e si prostrò in terra; poi prese suo figlio, e uscí.
Secondo libro dei Re 4:8-37 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Una volta, Eliseo passò dal villaggio di Sunem. Una donna molto ricca lo invitò con insistenza a mangiare da lei. Da allora, tutte le volte che passava di lì, si fermava a mangiare da lei. La donna disse al marito: «Quello che viene sempre qui da noi è un uomo santo, mandato da Dio. Ne sono certa! Costruiamogli una cameretta al piano di sopra, e mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un lume. Così, quando verrà da noi, potrà alloggiare lì». Un giorno, Eliseo andò a Sunem e si ritirò nella stanzetta per passarvi la notte. Disse a Giezi, il suo servo: — Chiama la donna che ci ospita. Giezi la chiamò e lei salì da lui. Eliseo, intanto, aveva detto a Giezi: — Parlale tu. Dille che è stata veramente gentile con noi e chiedile se possiamo fare qualcosa per lei. Forse ha bisogno che la raccomandiamo al re o al capo dell'esercito. La donna, però, rispose: — Non ho bisogno; sto bene fra la mia gente. — Che cosa possiamo fare per lei, allora? — chiese di nuovo Eliseo. Giezi rispose: — Questa donna ha la disgrazia di non avere figli e suo marito è già molto vecchio. — Richiamala, — ordinò allora Eliseo. Il servitore la chiamò. Quando lei fu sulla porta, Eliseo le disse: — L’anno prossimo, a quest’ora, stringerai un figlio fra le tue braccia. Ma la donna rispose: — Mio signore, non illudermi, tu che sei uomo di Dio! Più tardi la donna rimase incinta e l’anno dopo, a quell’epoca, ebbe un bambino, come aveva detto Eliseo. Il bambino era cresciuto. Un giorno andò a trovare suo padre che lavorava con i mietitori. Appena arrivato, si mise a gridare: «La mia testa! La mia testa!». Allora il padre ordinò a un servo: «Portalo subito a sua madre». Il servo prese il ragazzo e lo portò alla madre. La donna lo tenne sulle ginocchia fin verso mezzogiorno, e a quell’ora il ragazzo morì. Lei allora lo portò di sopra, lo distese sul letto del profeta Eliseo e uscì, chiudendo la porta. Chiamò suo marito e gli disse: — Dammi uno dei tuoi servi e un’asina. Vado di corsa dal profeta e torno. Il marito le chiese: — Perché ci vai proprio oggi? Non è la festa della luna nuova e neppure un sabato! — Non ti preoccupare!, — gli rispose la moglie. Mise la sella sull’asina e ordinò al servo: «Falla camminare: ti fermerai solo se te lo dico io». Così arrivò dal profeta, sul monte Carmelo. Quando Eliseo la vide da lontano, disse al suo servo Giezi: — Ma quella è la donna di Sunem! Corrile incontro e chiedile se va tutto bene a lei, a suo marito e a suo figlio. — Sì, grazie, — rispose la donna, e corse dal profeta, sul monte. Si gettò ai suoi piedi. Giezi voleva spingerla via, ma il profeta disse: — Lasciala in pace! È molto amareggiata. Il Signore mi tiene nascosto il motivo, non me lo ha fatto sapere. La donna gridò: — Ti avevo chiesto io di avere un figlio, signore? Ti avevo ben detto di non illudermi! Eliseo disse a Giezi: — Preparati a partire. Prendi il mio bastone e va’ a Sunem. Per la strada, non fermarti a salutare nessuno. Se qualcuno ti saluta, non rispondere. Quando arrivi, posa il mio bastone sul volto del ragazzo. Ma la madre del ragazzo disse: — Giuro davanti al Signore e davanti a te: non me ne vado di qui se non vieni anche tu! Allora Eliseo partì insieme con la donna. Giezi era arrivato prima di loro. Aveva posato il bastone sul volto del ragazzo, ma non c’era stata alcuna reazione, nessun segno di vita. Allora Giezi andò incontro a Eliseo e gli disse: «Il ragazzo non si è svegliato». Eliseo entrò in casa. Vide il corpo del ragazzo adagiato sul suo letto; si chiuse dentro con lui e si mise a pregare il Signore. Poi si stese sul ragazzo, con la bocca sulla sua bocca, gli occhi di fronte ai suoi occhi e le mani contro le sue mani. Rimase sdraiato su di lui finché il suo corpo non si scaldò. Poi si alzò e si mise a camminare su e giù per la stanza. Infine tornò a stendersi sul ragazzo. Dopo un po’, il ragazzo starnutì sette volte e alla fine aprì gli occhi. Eliseo chiamò Giezi e gli ordinò di far venire la donna. «Ecco tuo figlio, prendilo!», le disse. La donna si gettò ai piedi del profeta e s’inchinò fino a terra. Poi prese suo figlio e uscì.
Secondo libro dei Re 4:8-37 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
Avvenne poi un giorno, ch'Eliseo passò per Sunem, e quivi era una possente donna, la quale lo ritenne con grande instanza a prender cibo; ed ogni volta ch'egli passava per Sunem, egli si riduceva là a prender cibo. E quella donna disse al suo marito: Ecco, ora io conosco che costui che passa tuttodì da noi, è un santo uomo di Dio. Deh! facciamogli una piccola camera a pareti, e mettiamovici un letto, una tavola, una sedia, ed un candelliere; acciocchè, quando egli verrà a noi, si riduca là. Così un giorno, essendo venuto là, egli si ridusse nella camera, e vi giacque; e disse a Ghehazi, suo servitore: Chiama cotesta Sunamita. Ed egli la chiamò. Ed ella si presentò davanti a lui. Ed egli disse a Ghehazi: Or dille: Tu hai presa per noi tutta questa sollecitudine; che si avrebbe egli a fare per te? Hai tu da parlare al re, o al capo dell'esercito? Ma ella disse: Io abito per mezzo il mio popolo. Ed Eliseo disse a Ghehazi: Che si avrebbe egli a fare per lei? Ed egli disse: Io nol so; ma ella non ha alcun figliuolo, e il suo marito è vecchio. Ed egli gli disse: Chiamala. Ed egli la chiamò; ed ella si presentò all'uscio. Ed egli le disse: L'anno vegnente, in questa stessa stagione, tu abbraccerai un figliuolo. Ed ella disse: Non mentire, signor mio, uomo di Dio; non mentire alla tua servente. Quella donna adunque concepette, e partorì un figliuolo, l'anno seguente, in quella stessa stagione, come Eliseo le avea detto. Ed essendo il fanciullo divenuto grande, avvenne un giorno che egli uscì fuori a suo padre, appresso dei mietitori. E disse a suo padre: Oimè! il capo, oimè! il capo. E il padre disse al servitore: Portalo a sua madre. Ed egli lo portò, e lo recò a sua madre. Ed essendo dimorato sopra le ginocchia di essa fino a mezzodì, morì. Allora ella salì, e lo coricò sopra il letto dell'uomo di Dio; poi chiuse l'uscio sopra lui, e se ne uscì fuori; e mandò a dire al suo marito: Deh! mandami uno dei servitori, ed una delle asine, acciocchè io corra fino all'uomo di Dio; poi ritornerò. Ed egli le disse: Perchè vai oggi a lui? Egli non è dì di calendi, nè sabato. Ed ella disse: Datti pace. Ed ella fece sellar l'asina, e disse al suo servitore: Guidala, e va' via; non rattenermi di cavalcare, se non che io te lo dica. Ed ella andò; e venne all'uomo di Dio, nel monte Carmel. E quando l'uomo di Dio l'ebbe veduta dinanzi a sè, disse a Ghehazi, suo servitore: Ecco quella Sunamita. Deh! corrile ora incontro, e dille: Stai tu bene? il tuo marito sta egli bene? il fanciullo sta egli bene? Ed ella disse: Bene. Ma quando fu giunta all'uomo di Dio, al monte, gli prese i piedi. E Ghehazi si appressò, per respingerla indietro. Ma l'uomo di Dio gli disse: Lasciala; perciocchè l'anima sua è in amaritudine, e il Signore me ne ha celata la cagione, e non me l'ha dichiarata. Ed ella disse: Avea io chiesto un figliuolo al mio signore? non ti dissi io: Non ingannarmi? Allora Eliseo disse a Ghehazi: Cingiti i lombi, e prendi il mio bastone in mano, e vattene; se tu trovi chi che sia, non salutarlo; e se egli ti saluta, non rispondergli; e metti il mio bastone in sul viso del fanciullo. Ma la madre del fanciullo disse: Come il Signore vive, e come l'anima tua vive, io non ti lascerò. Egli adunque si levò, e andò dietro a lei. Or Ghehazi era passato davanti a loro, ed avea posto il bastone in sul viso del fanciullo; ma non vi fu nè voce, nè sentimento. Ed egli ritornò incontro ad Eliseo, e gli dichiarò la cosa, e gli disse: Il fanciullo non si è risvegliato. Eliseo adunque entrò nella casa; ed ecco, il fanciullo era morto, coricato in sul letto di esso. Ed egli entrò nella camera, e serrò l'uscio sopra sè, e sopra il fanciullo, e fece orazione al Signore. Poi salì in sul letto, e si coricò sopra il fanciullo, e pose la bocca in su la bocca di esso, e gli occhi in su gli occhi di esso, e le palme delle mani in su le palme delle mani di esso, e si distese di tutta la sua lunghezza sopra lui; e la carne del fanciullo fu riscaldata. Poi, andava di nuovo or qua or là per la casa, e poi risaliva, e si distendeva sopra il fanciullo; alla fine il fanciullo starnutì fino a sette volte, ed aperse gli occhi. Allora Eliseo chiamò Ghehazi, e gli disse: Chiama cotesta Sunamita. Ed egli la chiamò; ed ella venne a lui. Ed egli le disse: Prendi il tuo figliuolo. Ed ella venne, e si gittò a' piedi di Eliseo, e s'inchinò verso terra; poi prese il suo figliuolo, e se ne uscì fuori.