Deuteronomio 9:7-29
Deuteronomio 9:7-29 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Ricòrdati, non dimenticare come hai provocato all’ira il SIGNORE, il tuo Dio, nel deserto. Dal giorno che uscisti dal paese d’Egitto, fino al vostro arrivo in questo luogo, siete stati ribelli al SIGNORE. Anche a Oreb provocaste all’ira il SIGNORE; il SIGNORE si adirò contro di voi, al punto da volervi distruggere. Quando io salii sul monte a prendere le tavole di pietra, le tavole del patto che il SIGNORE aveva stipulato con voi, io rimasi sul monte quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane né bere acqua; il SIGNORE mi diede le due tavole di pietra, scritte con il dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il SIGNORE vi aveva dette sul monte, parlandovi dal fuoco, il giorno dell’assemblea. Fu alla fine dei quaranta giorni e delle quaranta notti che il SIGNORE mi diede le due tavole di pietra, le tavole del patto. Poi il SIGNORE mi disse: “Muoviti, scendi presto di qui, perché il tuo popolo che hai fatto uscire dall’Egitto si è corrotto; hanno ben presto lasciato la via che io avevo loro ordinato di seguire; si sono fatti un’immagine di metallo fuso”. Il SIGNORE mi parlò ancora e disse: “Io l’ho visto questo popolo; è un popolo dal collo duro; lasciami fare; io li distruggerò e cancellerò il loro nome sotto il cielo e farò di te una nazione più potente e più grande di loro”. Così io mi volsi e scesi dal monte che era tutto in fiamme; tenevo nelle mie mani le due tavole del patto. Guardai, e vidi che avevate peccato contro il SIGNORE Dio vostro; vi eravate fatti un vitello di metallo fuso, avevate ben presto lasciato la via che il SIGNORE vi aveva ordinato di seguire. Presi le due tavole, le gettai dalle mie mani e le spezzai sotto i vostri occhi. Poi mi prostrai davanti al SIGNORE, come avevo fatto la prima volta, per quaranta giorni e per quaranta notti; non mangiai pane e non bevvi acqua, a causa del gran peccato che avevate commesso facendo ciò che è male agli occhi del SIGNORE, per irritarlo. Poiché io avevo paura davanti all’ira e al furore da cui il SIGNORE era invaso contro di voi, al punto di volervi distruggere. Ma il SIGNORE mi esaudì anche quella volta. Il SIGNORE si adirò fortemente anche contro Aaronne, al punto di volerlo far perire; io pregai in quell’occasione anche per Aaronne. Poi presi l’oggetto del vostro delitto, il vitello che avevate fatto, lo gettai nel fuoco, lo frantumai riducendolo in polvere, e buttai quella polvere nel torrente che scende dal monte. Anche a Tabera, a Massa e a Chibrot-Attaava voi irritaste il SIGNORE. Quando il SIGNORE volle farvi partire da Cades-Barnea dicendo: “Salite e impossessatevi del paese che io vi do”, voi vi ribellaste all’ordine del SIGNORE vostro Dio, non aveste fede in lui e non ubbidiste alla sua voce. Siete stati ribelli al SIGNORE dal giorno che vi conobbi. Io rimasi dunque così prostrato davanti al SIGNORE quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché il SIGNORE aveva detto di volervi distruggere. Pregai il SIGNORE e dissi: “Signore, DIO, non distruggere il tuo popolo, la tua eredità, che hai redento nella tua grandezza, che hai fatto uscire dall’Egitto con mano potente. Ricòrdati dei tuoi servi, Abraamo, Isacco e Giacobbe; non guardare alla caparbietà di questo popolo, alla sua malvagità e al suo peccato, affinché il paese dal quale ci hai fatti uscire non dica: ‘Il SIGNORE non era capace d’introdurli nella terra che aveva loro promessa e, siccome li odiava, li ha fatti uscire di qui per farli morire nel deserto’. Nondimeno, essi sono il tuo popolo, la tua eredità, che facesti uscire dall’Egitto con la tua grande potenza e con il tuo braccio steso”.
Deuteronomio 9:7-29 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Ricòrdati, non dimenticare come hai provocato all'ira il Signore, il tuo Dio, nel deserto. Dal giorno che uscisti dal paese d'Egitto, fino al vostro arrivo in questo luogo, siete stati ribelli al Signore. Anche a Oreb provocaste all'ira il Signore; il Signore si adirò contro di voi, al punto da volervi distruggere. Quando io salii sul monte a prendere le tavole di pietra, le tavole del patto che il Signore aveva stipulato con voi, io rimasi sul monte quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane né bere acqua; il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte con il dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, parlandovi dal fuoco, il giorno dell'assemblea. Fu alla fine dei quaranta giorni e delle quaranta notti che il Signore mi diede le due tavole di pietra, le tavole del patto. Poi il Signore mi disse: «Muoviti, scendi presto di qui, perché il tuo popolo che hai fatto uscire dall'Egitto si è corrotto; hanno ben presto lasciato la via che io avevo loro ordinato di seguire; si sono fatti un'immagine di metallo fuso». Il Signore mi parlò ancora e disse: «Io l'ho visto questo popolo; è un popolo dal collo duro; lasciami fare; io li distruggerò e cancellerò il loro nome sotto il cielo e farò di te una nazione piú potente e piú grande di loro». Cosí io mi volsi e scesi dal monte che era tutto in fiamme; tenevo nelle mie mani le due tavole del patto. Guardai, e vidi che avevate peccato contro il Signore Dio vostro; vi eravate fatti un vitello di metallo fuso, avevate ben presto lasciato la via che il Signore vi aveva ordinato di seguire. Presi le due tavole, le gettai dalle mie mani e le spezzai sotto i vostri occhi. Poi mi prostrai davanti al Signore, come avevo fatto la prima volta, per quaranta giorni e per quaranta notti; non mangiai pane e non bevvi acqua, a causa del gran peccato che avevate commesso facendo ciò che è male agli occhi del Signore, per irritarlo. Poiché io avevo paura davanti all'ira e al furore da cui il Signore era invaso contro di voi, al punto di volervi distruggere. Ma il Signore mi esaudí anche quella volta. Il Signore si adirò fortemente anche contro *Aaronne, al punto di volerlo far perire; io pregai in quell'occasione anche per Aaronne. Poi presi l'oggetto del vostro delitto, il vitello che avevate fatto, lo gettai nel fuoco, lo frantumai riducendolo in polvere, e buttai quella polvere nel torrente che scende dal monte. Anche a Tabera, a Massa e a Chibrot-Attaava voi irritaste il Signore. Quando il Signore volle farvi partire da Cades-Barnea dicendo: «Salite e impossessatevi del paese che io vi do», voi vi ribellaste all'ordine del Signore vostro Dio, non aveste fede in lui e non ubbidiste alla sua voce. Siete stati ribelli al Signore, dal giorno che vi conobbi. Io rimasi dunque cosí prostrato davanti al Signore quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché il Signore aveva detto di volervi distruggere. Pregai il Signore e dissi: «Signore, Dio, non distruggere il tuo popolo, la tua eredità, che hai redento nella tua grandezza, che hai fatto uscire dall'Egitto con mano potente. Ricòrdati dei tuoi servi, Abraamo, Isacco e Giacobbe; non guardare alla caparbietà di questo popolo, alla sua malvagità e al suo peccato, affinché il paese dal quale ci hai fatti uscire non dica: “Il Signore non era capace d'introdurli nella terra che aveva loro promessa e, siccome li odiava, li ha fatti uscire di qui per farli morire nel deserto”. Nondimeno, essi sono il tuo popolo, la tua eredità, che facesti uscire dall'Egitto con la tua grande potenza e con il tuo braccio steso».
Deuteronomio 9:7-29 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
«Ricordatevi e non dimenticate mai che provocaste il Signore, vostro Dio, quando eravate nel deserto. Dal giorno in cui usciste dall’Egitto fino al vostro arrivo in questa terra, vi siete ribellati continuamente al Signore. Anche al monte Oreb provocaste la collera del Signore, ed egli voleva distruggervi. Io ero salito sul monte a prendere le tavole di pietra dove erano scritti i comandamenti dell’alleanza, che il Signore aveva fatto con voi. Rimasi sul monte quaranta giorni e quaranta notti senza mangiare né bere. Passato quel tempo, il Signore mi diede le due tavole di pietra, dove lui stesso aveva scritto tutti gli ordini che vi aveva dati in mezzo al fuoco, mentre voi eravate riuniti ai piedi del monte. Il Signore mi diede le due tavole dell'alleanza e mi disse: “Scendi in fretta: il tuo popolo, che hai fatto uscire dall’Egitto, ha commesso una grave colpa. Hanno fatto presto ad allontanarsi dalla via che avevo indicata: si sono costruiti un idolo di metallo!”. Il Signore mi disse ancora. “Conosco bene questa gente: hanno la testa dura! Lasciami fare: io li distruggerò, anzi, farò scomparire dalla terra perfino il ricordo del loro nome. Da te invece farò discendere un popolo più forte e più numeroso di loro”. «Io scesi subito dal monte che era avvolto dalle fiamme; portavo con me le due tavole con i comandamenti dell'alleanza. Vidi che avevate peccato contro il Signore, vostro Dio; vi eravate fatti con metallo fuso la statua di un vitello: avevate fatto presto ad allontanarvi dalla via che il Signore vi aveva indicata. Allora gettai a terra le due tavole e le spezzai sotto i vostri occhi. «Poi mi prostrai di nuovo davanti al Signore per quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare né bere. Rimasi in preghiera a causa del grave peccato che avevate commesso: avevate fatto quel che il Signore vi aveva proibito e lo avevate provocato. Io avevo paura di fronte all’ira e al furore del Signore: egli era in collera con voi e voleva distruggervi. Ma anche quella volta il Signore ascoltò la mia preghiera. E pregai per Aronne, perché il Signore si era molto adirato anche contro di lui e voleva farlo morire. Poi presi la statua del vitello che avevate fatto, l’oggetto del vostro peccato, e la bruciai nel fuoco. Ridussi in polvere fine quel che restava e la gettai nel torrente che scende dal monte. Anche a Taberà, a Massa e a Kibrot-Taavà avete continuato a provocare il Signore. Poi a Kades-Barnea il Signore vi comandò di partire per conquistare la terra che vi aveva promesso. Ma vi ribellaste all’ordine del Signore, vostro Dio: non aveste fiducia in lui e non gli ubbidiste. Da quando vi conosco siete sempre stati ribelli contro il Signore». «Così rimasi in preghiera davanti al Signore quaranta giorni e quaranta notti, poiché egli aveva minacciato di distruggervi. Lo pregai con queste parole: Signore, mio Dio, non distruggere il tuo popolo, la tua proprietà. Con la tua grandezza e la tua potenza lo hai liberato dalla schiavitù nell’Egitto e lo hai fatto uscire di là. Ricordati dei tuoi servi, Abramo, Isacco e Giacobbe, e non guardare alla malvagità e alla colpa di questo popolo testardo. Non permettere che gli Egiziani, dai quali ci hai liberati, dicano: “Il Signore li ha fatti uscire di qui, ma li ha lasciati morire nel deserto; o non è stato capace di condurli nella terra che aveva promesso loro, oppure li odiava”. Signore, questa gente è tuo popolo e tua proprietà; tu stesso li hai liberati con potenza grande e straordinaria».
Deuteronomio 9:7-29 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
Ricordati, non dimenticarti come tu hai fatto gravemente adirare il Signore Iddio tuo nel deserto; dal giorno che tu uscisti del paese di Egitto, finchè siete arrivati in questo luogo, voi siete stati ribelli contro al Signore. Eziandio in Horeb faceste gravemente adirare il Signore; talchè il Signore si crucciò contro a voi, per distruggervi; quando io salii in su la montagna, per ricever le Tavole di pietra, le Tavole del Patto che il Signore avea fatto con voi; e dimorai in su la montagna quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane, nè bere acqua; e il Signore mi diede le due Tavole di pietra, scritte col dito di Dio, sopra le quali era scritto, conforme a tutte le parole che il Signore vi avea dette, parlando con voi nella montagna, di mezzo al fuoco, al giorno della raunanza. Avvenne adunque in capo di quaranta giorni, e di quaranta notti, che il Signore mi diede le due Tavole di pietra, le Tavole del Patto; e il Signore mi disse: Levati, scendi prestamente di qui; perciocchè il tuo popolo che tu hai tratto fuor di Egitto, si è corrotto; tosto si sono eglino rivolti dalla via che io avea lor comandata: si sono fatti una statua di getto. Il Signore mi disse ancora: Io ho riguardato questo popolo; ed ecco, egli è un popolo di collo duro. Lasciami fare, e io li distruggerò, e cancellerò il lor nome di sotto al cielo: e ti farò divenire una nazione più potente, e più grande di lui. E io mi mossi, e discesi giù dal monte, il quale ardeva in fuoco, avendo nelle mie due mani le due Tavole del Patto. E io riguardai; ed ecco, voi avevate peccato contro al Signore Iddio vostro; voi vi eravate fatti un vitello di getto; tosto vi eravate stornati dalla via che il Signore vi avea comandata. E io presi quelle due Tavole, e le gittai giù d'in su le mie due mani, e le spezzai in vostra presenza. Poi mi gittai in terra davanti al Signore, come prima, per quaranta giorni e per quaranta notti, senza mangiar pane, nè bere acqua, per tutto il vostro peccato che avevate commesso, facendo ciò che dispiace al Signore, per irritarlo. Conciossiachè io avessi paura, per cagion dell'ira e del cruccio, del quale il Signore era gravemente adirato contro a voi, per distruggervi. E il Signore mi esaudì ancora quella volta. Il Signore si crucciò ancora gravemente contro ad Aaronne, per distruggerlo; ma in quel tempo io pregai eziandio per Aaronne. Poi presi il vostro peccato che avevate fatto, cioè il vitello, e lo bruciai col fuoco, e lo tritai, macinandolo ben bene, finchè fu ridotto in polvere; e ne gittai la polvere nel rivo che scendea giù dal monte. (Voi faceste eziandio gravemente adirare il Signore in Tabera, e in Massa, e in Chibrot-taava; parimente, quando il Signore vi mandò da Cades-barnea, dicendo: Salite, possedete il paese che io vi ho dato; voi foste ribelli al comandamento del Signore Iddio vostro, e non gli credeste, e non ubbidiste alla sua voce. Dal giorno che io vi ho conosciuti, voi siete stati ribelli contro al Signore). Io mi gittai adunque in terra davanti al Signore, per que' quaranta giorni, e quelle quaranta notti, che io stetti così prostrato; perciocchè il Signore avea detto di distruggervi. E pregai il Signore, e dissi: Signore Iddio, non distruggere il tuo popolo e la tua eredità, che tu hai riscossa con la tua grandezza, la quale tu hai tratta fuor di Egitto con man forte. Ricordati de' tuoi servitori, d'Abrahamo, d'Isacco, e di Giacobbe; non aver riguardo alla durezza di questo popolo, nè alla sua malvagità, nè al suo peccato; che talora que' del paese, onde tu ci hai tratti fuori, non dicano: Il Signore li ha tratti fuori per farli morire nel deserto, perchè non poteva condurli nel paese ch'egli avea lor promesso, e perchè li odiava. E pure essi sono tuo popolo e tua eredità, la qual tu hai tratta fuori con la tua gran forza, e col tuo braccio steso.