Geremia 46:1-28
Geremia 46:1-28 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Parola del SIGNORE che fu rivolta a Geremia riguardo alle nazioni. Riguardo all’Egitto. Circa l’esercito del faraone Neco, re d’Egitto, che era presso il fiume Eufrate a Carchemis, e che Nabucodonosor, re di Babilonia, sconfisse il quarto anno di Ioiachim, figlio di Giosia, re di Giuda. «Preparate lo scudo grande e quello leggero, avvicinatevi per la battaglia! Attaccate i cavalli; cavalieri, montate! Presentatevi con gli elmi in capo; lucidate le lance, indossate le corazze! Perché li vedo sbigottiti, lanciati in fuga? I loro prodi sono sconfitti, si danno alla fuga senza volgersi indietro; tutto intorno è terrore», dice il SIGNORE. «Il veloce non fugga, il prode non scampi! Al settentrione, presso il fiume Eufrate, vacillano e cadono. Chi è colui che sale come il Nilo, le cui acque si agitano come quelle dei fiumi? È l’Egitto, che sale come il Nilo, le cui acque si agitano come quelle dei fiumi. Egli dice: “Io salirò, ricoprirò la terra, distruggerò le città e i loro abitanti”. All’assalto, cavalli! Al galoppo, carri! Si facciano avanti i prodi, quelli d’Etiopia e di Put che portano lo scudo, quelli di Lud che maneggiano e tendono l’arco. Questo giorno, per il Signore, DIO degli eserciti, è giorno di vendetta, in cui si vendica dei suoi nemici. La spada divorerà, si sazierà, si ubriacherà del loro sangue; poiché il Signore, DIO degli eserciti, immola le vittime nel paese del settentrione, presso il fiume Eufrate. Sali a Galaad, prendi del balsamo, o vergine, figlia d’Egitto! Invano moltiplichi i rimedi; non c’è medicazione che valga per te. Le nazioni odono la tua infamia e la terra è piena del tuo grido; poiché il prode vacilla appoggiandosi al prode, tutti e due cadono assieme». La parola che il SIGNORE rivolse al profeta Geremia sulla venuta di Nabucodonosor, re di Babilonia, per colpire il paese d’Egitto. «Annunciatelo in Egitto, banditelo a Migdol, banditelo a Nof e a Tapanes! Dite: “Àlzati, prepàrati, poiché la spada divora tutto ciò che ti circonda”. Perché i tuoi prodi sono atterrati? Non possono resistere, perché il SIGNORE li abbatte. Egli ne fa vacillare molti; essi cadono l’uno sopra l’altro e dicono: “Andiamo, torniamo al nostro popolo e al nostro paese natìo, lontani dalla spada micidiale”. Là essi gridano: “Il faraone, re d’Egitto, non è che un vano rumore, ha lasciato passare il tempo fissato”. Com’è vero che io vivo», dice il re che si chiama il SIGNORE degli eserciti, «il nemico verrà come un Tabor, fra le montagne, come un Carmelo che avanza sul mare. O figlia che abiti l’Egitto, fa’ il tuo bagaglio per la deportazione! Poiché Nof diventerà una desolazione, sarà devastata, nessuno vi abiterà più. L’Egitto è una giovenca bellissima, ma viene un tafano, viene dal settentrione. Anche i mercenari che sono in mezzo all’Egitto sono come vitelli da ingrasso; anch’essi volgono il dorso, fuggono tutti assieme, non resistono; poiché piomba su di loro il giorno della loro calamità, il tempo del loro castigo. La sua voce giunge come quella di un serpente; poiché avanzano con un esercito, marciano contro di lui con asce, come tanti tagliaboschi. Essi abbattono la sua foresta», dice il SIGNORE, «sebbene sia impenetrabile, perché quelli sono più numerosi delle locuste, non si possono contare. La figlia dell’Egitto è coperta di vergogna, è data in mano al popolo del settentrione». Il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele, dice: «Ecco, io punirò Amon di No, il faraone, l’Egitto, i suoi dèi, i suoi re, il faraone e quelli che confidano in lui; li darò nelle mani di quelli che cercano la loro vita, nelle mani di Nabucodonosor, re di Babilonia, e nelle mani dei suoi servitori; ma, dopo questo, l’Egitto sarà abitato come ai giorni di prima», dice il SIGNORE. «Tu dunque non temere, Giacobbe mio servitore, non ti sgomentare, Israele! Poiché, ecco, io ti salverò dal lontano paese, salverò la tua discendenza dalla terra della sua deportazione. Giacobbe ritornerà, sarà in riposo, sarà tranquillo; nessuno più lo spaventerà. Tu non temere, Giacobbe, mio servitore», dice il SIGNORE; «poiché io sono con te, io annienterò tutte le nazioni fra le quali ti ho disperso, ma non annienterò te; però ti castigherò con giusta misura e non ti lascerò del tutto impunito».
Geremia 46:1-28 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Parola del Signore che fu rivolta a *Geremia riguardo alle nazioni. Riguardo all'Egitto. Circa l'esercito del *faraone Neco, re d'Egitto, che era presso il fiume Eufrate a Carchemis, e che *Nabucodonosor, re di *Babilonia, sconfisse il quarto anno di Ioiachim, figlio di *Giosia, re di *Giuda. «Preparate lo scudo grande e quello leggero; avvicinatevi per la battaglia. Attaccate i cavalli; cavalieri, montate. Presentatevi con gli elmi in capo; lucidate le lance, indossate le corazze! Perché li vedo sbigottiti, lanciati in fuga? I loro prodi sono sconfitti, si danno alla fuga senza volgersi indietro; tutto intorno è terrore», dice il Signore. «Il veloce non fugga, il prode non scampi! Al settentrione, presso il fiume Eufrate vacillano e cadono. Chi è colui che sale come il Nilo, le cui acque si agitano come quelle dei fiumi? È l'Egitto, che sale come il Nilo, le cui acque si agitano come quelle dei fiumi. Egli dice: “Io salirò, ricoprirò la terra, distruggerò le città e i loro abitanti”. All'assalto, cavalli! Al galoppo, carri! Si facciano avanti i prodi, quelli d'Etiopia e di Put che portano lo scudo, quelli di Lud che maneggiano e tendono l'arco. Questo giorno, per il Signore, per il Dio degli eserciti, è giorno di vendetta, in cui si vendica dei suoi nemici. La spada divorerà, si sazierà, si ubriacherà del loro sangue; poiché il Signore, Dio degli eserciti, immola le vittime nel paese del settentrione, presso il fiume Eufrate. Sali a *Galaad, prendi del balsamo, o vergine, figlia d'Egitto! Invano moltiplichi i rimedi; non c'è medicazione che valga per te. Le nazioni odono la tua infamia e la terra è piena del tuo grido; poiché il prode vacilla appoggiandosi al prode, tutti e due cadono assieme». La parola che il Signore rivolse al profeta Geremia sulla venuta di Nabucodonosor, re di Babilonia, per colpire il paese d'Egitto. «Annunziatelo in Egitto, banditelo a Migdol, banditelo a Nof e a Tapanes! Dite: “Àlzati, prepàrati, poiché la spada divora tutto ciò che ti circonda”. Perché i tuoi prodi sono atterrati? Non possono resistere perché il Signore li abbatte. Egli ne fa vacillare molti; essi cadono l'uno sopra l'altro, e dicono: “Andiamo, torniamo al nostro popolo e al nostro paese natío, lontani dalla spada micidiale”. Là essi gridano: Il faraone, re d'Egitto, non è che un vano rumore, ha lasciato passare il tempo fissato. Com'è vero che io vivo», dice il re che si chiama il Signore degli eserciti, «il nemico verrà come un Tabor, fra le montagne, come un *Carmelo che avanza sul mare. O figlia che abiti l'Egitto, fa' il tuo bagaglio per la deportazione! Poiché Nof diventerà una desolazione, sarà devastata, nessuno vi abiterà piú. L'Egitto è una giovenca bellissima, ma viene un tafano, viene dal settentrione. Anche i mercenari che sono in mezzo all'Egitto sono come vitelli da ingrasso; anch'essi volgono il dorso, fuggono tutti assieme, non resistono; poiché piomba su di loro il giorno della loro calamità, il tempo del loro castigo. La sua voce giunge come quella di un serpente; poiché avanzano con un esercito, marciano contro di lui con asce, come tanti tagliaboschi. Essi abbattono la sua foresta», dice il Signore, «sebbene sia impenetrabile, perché quelli sono piú numerosi delle locuste, non si possono contare. La figlia dell'Egitto è coperta di vergogna, è data in mano del popolo del settentrione». Il Signore degli eserciti, Dio d'*Israele, dice: «Ecco, io punirò Amon di No, il faraone, l'Egitto, i suoi dèi, i suoi re, il faraone e quelli che confidano in lui; li darò in mano di quelli che cercano la loro vita, in mano di Nabucodonosor, re di Babilonia, e in mano dei suoi servitori; ma, dopo questo, l'Egitto sarà abitato come ai giorni di prima», dice il Signore. «Tu dunque non temere, *Giacobbe mio servitore, non ti sgomentare, Israele! Poiché, ecco, io ti salverò dal lontano paese, salverò la tua discendenza dalla terra della sua deportazione; Giacobbe ritornerà, sarà in riposo, sarà tranquillo; nessuno piú lo spaventerà. Tu non temere, Giacobbe, mio servitore», dice il Signore; «poiché io sono con te, io annienterò tutte le nazioni fra le quali ti ho disperso, ma non annienterò te; però ti castigherò con giusta misura e non ti lascerò del tutto impunito».
Geremia 46:1-28 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Il Signore affidò al profeta Geremia questi messaggi che riguardano diverse nazioni. Il primo messaggio è per l’Egitto: riguarda l’esercito di Necao, re d'Egitto, quando si trovava presso il fiume Eufrate, a Càrchemis. Qui fu sconfitto da Nabucodònosor re di Babilonia, nell’anno quarto del regno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda. «Preparate tutti i vostri scudi e avanzate pronti a combattere. Attaccate i cavalli! In sella, cavalieri! Mettete gli elmi! Tutti ai vostri posti! Tenete pronte le lance! Indossate le corazze! Ma ora, che cosa succede? Ci vedo bene? Stanno cedendo! Tornano indietro! Le loro truppe scelte sono sconfitte: corrono come disperati, pieni di terrore, senza neppure voltarsi. Dice il Signore. Nemmeno i più svelti possono fuggire, le truppe scelte non riescono a salvarsi. Lassù nel nord, vicino all’Eufrate, essi inciampano e cadono. Chi è che si gonfia come il Nilo quando straripa con le acque impetuose? È l’Egitto che si gonfia come il Nilo quando straripa con le acque impetuose. Egli dice: Mi gonfierò, inonderò la terra, distruggerò le città con i loro abitanti. Cavalleria: alla carica! Addetti ai carri: a tutta velocità! Truppe scelte: all’attacco! Quelli di Etiopia e di Put: avanti con gli scudi! Arcieri di Lud: tendete gli archi! È arrivato il giorno tanto atteso dal Signore, Dio dell'universo: oggi può vendicarsi e punire i suoi nemici. La sua spada li divorerà fino a esserne sazia, berrà il loro sangue fino a esserne ubriaca, li ucciderà come in un sacrificio per il Signore, Dio dell'universo, nelle regioni del nord, sulle rive dell'Eufrate! Puoi anche andare a Gàlaad per cercare le medicine, o vergine, figlia d'Egitto! Usa pure ogni tipo di rimedio: è tutto inutile, non c’è più speranza per te! Le altre nazioni hanno saputo della tua vergognosa sconfitta; il tuo urlo di dolore è rimbalzato su tutta la terra: i tuoi migliori soldati si scontrano e cadono uno sull’altro». Quando Nabucodònosor re di Babilonia si avvicinava all’Egitto per attaccarlo, il Signore comunicò questo messaggio al profeta Geremia: «Da’ la notizia in tutto l’Egitto, fallo sapere nelle città di Migdol, Menfi e Tafni. Di’ ai suoi abitanti che si tengano pronti, che si preparino a combattere perché la guerra ha già travolto tutte le popolazioni vicine. Ma ora, che cosa succede? Il tuo potente toro sacro è abbattuto: non ha potuto resistere all’impeto del Signore! I tuoi uomini inciampano e cadono, e gridano l’un l’altro: “Scappiamo! Torniamo al nostro paese, dalla nostra gente! Scappiamo lontano dalle spade micidiali!” Così il faraone, re d'Egitto, si è meritato il soprannome di: “Fanfarone-che-Perde-l’Occasione”. Il conquistatore verrà, imponente come il Tabor tra i monti, come il Carmelo alto sul mare: lo giuro per la mia vita, io che sono il re, il Signore dell'universo. Prepara i bagagli per andare in esilio, o figlia che abiti l’Egitto, perché Menfi sarà ridotta a un deserto, a un mucchio di rovine, senza abitanti. L’Egitto è come una giovenca bellissima, ma dal nord un tafano viene su di lei. Anche i suoi mercenari sono come vitelli ingrassati. Anch’essi voltano le spalle, fuggono insieme, non resistono. È arrivato per loro il momento del disastro, il giorno del castigo. Come un serpente che striscia, l’Egitto fugge senza rumore quando si avvicinano i nemici con il loro esercito. L’aggrediscono con le scuri come fanno i boscaioli e abbattono la sua foresta impenetrabile. I nemici arrivano in massa, più numerosi delle cavallette: nessuno li può contare. L’Egitto, la figlia, è coperta di vergogna perché è caduta sotto il dominio di un popolo del nord. Così dice il Signore». Il Signore dell'universo, Dio d'Israele, dice: «Fra poco punirò Amon, il dio di Tebe, il faraone, l’Egitto con i suoi dèi e i suoi re. Punirò il faraone e quelli che si sono fidati di lui: li consegnerò in potere di quelli che cercano di ucciderli, cioè Nabucodònosor re di Babilonia e le sue truppe. Ma dopo questi avvenimenti, l’Egitto sarà di nuovo abitato come nei tempi passati. Lo dico io, il Signore». «Non abbiate paura, discendenti di Giacobbe, miei servitori, non lasciatevi abbattere, voi che appartenete al popolo d'Israele! Presto verrò a liberarvi da questa terra lontana dove siete in esilio con i vostri figli. Ritornerete e vivrete tranquilli, discendenti di Giacobbe, vivrete in pace e nessuno vi darà fastidio. Non abbiate paura, discendenti di Giacobbe, miei servitori, poiché io sono con voi. Sterminerò tutte le nazioni in mezzo alle quali vi ho dispersi, ma voi non sarete distrutti. Però vi punirò come è giusto, perché non posso considerarvi innocenti. Così ha detto il Signore».
Geremia 46:1-28 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
LA parola del Signore che fu indirizzata al profeta Geremia, contro alle nazioni. Quant'è all'Egitto, contro all'esercito di Faraone Neco, re di Egitto, ch'era sopra il fiume Eufrate, in Carchemis, il quale Nebucadnesar, re di Babilonia, sconfisse, l'anno quarto di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda. Apparecchiate lo scudo e la targa, e venite alla battaglia. Giugnete i cavalli a' carri; e voi, cavalieri, montate a cavallo, e presentatevi con gli elmi; forbite le lance, mettetevi indosso le corazze. Perchè veggo io costoro spaventati, e messi in volta? i loro uomini prodi sono stati rotti, e si son messi in fuga, senza rivolgersi indietro; spavento è d'ogn'intorno, dice il Signore. Il leggier non fugga, e il prode non iscampi; verso il Settentrione, presso alla ripa del fiume Eufrate, son traboccati e caduti. Chi è costui che si alza a giusa di rivo, e le cui acque si commuovono come i fiumi? Questo è l'Egitto, che si è alzato a guisa di rivo, e le cui acque si son commosse come i fiumi; e ha detto: Io salirò, io coprirò la terra, io distruggerò le città, e quelli che abitano in esse. Salite, cavalli, e smaniate, carri; ed escano fuori gli uomini di valore; que' di Cus, e que' di Put, che portano scudi; e que' di Lud, che trattano, e tendono archi. E questo giorno è al Signore Iddio degli eserciti un giorno di vendetta, da vendicarsi de' suoi nemici; e la spada divorerà, e sarà saziata, e inebbriata del sangue loro; perciocchè il Signore Iddio degli eserciti fa un sacrificio nel paese di Settentrione, presso al fiume Eufrate. Sali in Galaad, e prendine del balsamo, o vergine, figliuola di Egitto; indarno hai usati medicamenti assai, non vi è guarigione alcuna per te. Le genti hanno udita la tua ignominia, e il tuo grido ha riempiuta la terra; perciocchè il prode è traboccato sopra il prode; amendue son caduti insieme. La parola che il Signore pronunziò al profeta Geremia, intorno alla venuta di Nebucadnesar, re di Babilonia, per percuotere il paese di Egitto. Annunziate in Egitto, e bandite in Migdol, e pubblicate in Nof, e in Tafnes; dite: Presentati alla battaglia, e preparati; perciocchè la spada ha già divorati i tuoi luoghi circonvicini. Perchè sono stati atterrati i tuoi possenti? non son potuti star saldi, perciocchè il Signore li ha sospinti. Egli ne ha traboccati molti, ed anche l'uno è caduto sopra l'altro; ed han detto: Or su, ritorniamo al nostro popolo, e al nostro natio paese, d'innanzi alla spada di quel disertatore. Hanno quivi gridato: Faraone, re di Egitto, è ruinato; egli ha lasciata passar la stagione. Come io vivo, dice il Re, il cui nome è: Il Signor degli eserciti, colui verrà, a guisa che Tabor è fra i monti, e Carmel in sul mare. Fatti degli arnesi da cattività, o figliuola abitatrice di Egitto; perciocchè Nof sarà messa in desolazione, e sarà arsa, e non vi abiterà più alcuno. Egitto è una bellissima giovenca; ma dal Settentrione viene, viene lo scannamento. E benchè la gente che egli avea a suo soldo, fosse dentro di esso come vitelli di stia, pur si son messi in volta anch'essi, son fuggiti tutti quanti, non si sono fermati; perciocchè il giorno della lor calamità è sopraggiunto loro, il tempo della lor visitazione. La voce di esso uscirà, a guisa di quella della serpe; perciocchè coloro, cammineranno con poderoso esercito, e verranno contro a lui con iscuri, come tagliatori di legne. Taglieranno il suo bosco, dice il Signore, il cui conto non poteva rinvenirsi; perciocchè essi saranno in maggior numero che locuste, anzi saranno, innumerabili. La figliuola di Egitto è svergognata, è data in man del popolo di Settentrione. Il Signor degli eserciti, l'Iddio, d'Israele, ha detto; Ecco, io fo punizione della moltitudine di No, e di Faraone, e dell'Egitto, e de' suoi dii, e de' suoi re; di Faraone, e di quelli che si confidano in lui. E li darò in man di quelli che cercano l'anima loro, ed in man di Nebucadnesar re di Babilonia, ed in man de' suoi servitori; ma dopo questo, l'Egitto sarà abitato, come ai dì di prima, dice il Signore. E tu, o Giacobbe, mio servitore, non temere; e tu, o Israele, non ispaventarti; perciocchè ecco, io ti salverò di lontan paese, e la tua progenie dal paese della sua cattività; e Giacobbe se ne ritornerà, e sarà in riposo, e in tranquillità, e non vi sarà alcuno che lo spaventi. Tu, Giacobbe, mio servitore, non temere, dice il Signore; perciocchè io son teco; perciocchè ben farò una finale esecuzione sopra le genti, dove ti avrò scacciato; ma sopra te non farò una finale esecuzione; anzi ti castigherò moderatamente; ma pur non ti lascerò del tutto impunito.