Il Signore mi parlò: «Ezechiele, traccia le due strade che il re di Babilonia, armato di spada, potrà percorrere. Falle incominciare dalla stessa regione e, all’inizio di ciascuna, indica verso quale città si dirigono. Una strada porterà l’esercito babilonese alla città ammonita di Rabbà, e l’altra alla città fortificata di Gerusalemme, in Giuda. Il re di Babilonia si ferma al bivio, all’inizio delle due strade, per consultare la sorte: scuote le frecce, interroga gli idoli ed esamina il fegato degli animali sacrificati. Nella sua mano destra sta il responso che indica Gerusalemme. Egli ordina di dare il grido di battaglia, di disporre strumenti di guerra contro le porte della città, di innalzare terrapieni e costruire torri. La gente di Gerusalemme però non crede a quel che vede, perché si sente protetta dal patto concluso. Il re di Babilonia invece ricorda il loro tradimento e li avverte che saranno catturati. Allora io, Dio, il Signore, dichiaro: Voi non avete fatto nulla per far dimenticare le vostre colpe, anzi avete manifestato la vostra disubbidienza e i vostri peccati in ogni azione. Vi siete fatti notare e ora sarete presi dal nemico.
«E tu, infame e sacrilego principe d'Israele, sappi che il tuo giorno è arrivato, il tuo comportamento malvagio avrà fine. Io, Dio, il Signore, annunzio che tu deporrai la corona, ti leverai il turbante. Niente sarà uguale a prima. La povera gente arriverà in alto, i potenti saranno abbassati. Rovine, nient’altro che rovine! Ridurrò Gerusalemme in rovina. Questo accadrà solo quando arriverà chi ha avuto da me il permesso di castigarla».