Suonate la tromba e date l’allarme
in Sion, il monte santo di Dio.
Tremate, abitanti di Giuda:
il Figlio dell'uomo è vicino:
sta per arrivare.
Sarà un giorno di tenebre e di buio,
un giorno nero e nuvoloso.
Sciami di cavallette avanzano
come quando l’oscurità si spande sui monti.
Non si è mai visto niente di simile
e mai più si vedrà.
Dove esse arrivano
divorano le piante come fuoco.
Davanti a loro, la terra è come il giardino d'Eden,
ma dopo che sono passate rimane un deserto desolato:
non lasciano nulla.
Sembrano tanti cavalli,
passano veloci come cavalli da corsa.
Sembra di udire il fragore di carri da guerra,
che saltano sulla cima dei monti,
o il crepitio di stoppia bruciata dal fuoco.
Sono come un esercito potente, schierato a battaglia.
Quando si avvicinano
tutti i popoli si spaventano,
i volti impallidiscono.
Avanzano come guerrieri,
scalano le mura come soldati.
Seguono la propria strada,
non sbagliano direzione.
Non si intralciano tra loro,
procedono tutte affiancate.
Si gettano attraverso le frecce:
nessuno può fermarle.
Piombano sulla città,
scalano le mura,
penetrano nelle case,
entrano dalle finestre come ladri.
Davanti a loro la terra trema,
il cielo si scuote,
il sole e la luna si oscurano
e le stelle non brillano più.
Il Signore dà ordini a questo suo esercito:
sono come truppe numerose e potenti,
e gli ubbidiscono.
Grande e terribile è il giorno del Signore!
Chi potrà mai sopravvivere?
«Perciò, — dice il Signore, —
tornate sinceramente a me
con digiuni, pianti e lamenti.
Non basta strapparsi le vesti,
bisogna cambiare il cuore!».
Tornate al Signore, vostro Dio.
Egli è buono e misericordioso,
è paziente e mantiene sempre le sue promesse.
È pronto a perdonare piuttosto che a punire.
Forse il Signore vostro Dio muterà pensiero
e vi benedirà con abbondanti raccolti.
Allora potrete offrirgli grano e vino.
Suonate la tromba sul monte Sion,
proclamate un solenne digiuno,
convocate un’assemblea.
Radunate il popolo,
preparate una riunione sacra.
Chiamate gli anziani e i giovani,
portate anche i lattanti.
Anche i giovani appena sposati
devono lasciare il loro letto e venire.
I sacerdoti che servono il Signore,
piangano nel cortile del tempio tra l’altare e l’atrio del santuario
e rivolgano la loro supplica a Dio:
«Signore, pietà del tuo popolo.
Noi apparteniamo a te.
Non permettere che le altre nazioni
ridano di noi e dicano:
“Dov’è il vostro Dio?”».