La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini:
«Figlio d’uomo, c’erano due donne, figlie di una medesima madre,
le quali si prostituirono in Egitto; si prostituirono nella loro giovinezza; là furono premute le loro mammelle e là fu schiacciato il loro vergine seno.
I loro nomi sono: quello della maggiore, Oola; quello della sorella, Ooliba. Esse divennero mie e mi partorirono figli e figlie; questi sono i loro veri nomi: Oola è Samaria, Ooliba è Gerusalemme.
E, mentre era mia, Oola si prostituì, si appassionò per i suoi amanti, gli Assiri, che erano suoi vicini,
vestiti di porpora, governatori e magistrati, tutti bei giovani, cavalieri in groppa ai loro cavalli.
Essa si prostituì con loro, che erano tutti il fiore dei figli d’Assiria, e si contaminò con tutti quelli per i quali si appassionava, con tutti i loro idoli.
Essa non rinunciò alle prostituzioni commesse con gli Egiziani, quando quelli si erano uniti a lei nella sua giovinezza, schiacciavano il suo vergine seno e sfogavano su di lei la loro lussuria.
Perciò io l’abbandonai in balìa dei suoi amanti, in balìa dei figli d’Assiria, per i quali si era appassionata.
Essi ebbero rapporti sessuali con lei, presero i suoi figli e le sue figlie e la uccisero con la spada. Essa diventò famosa fra le donne, e su di lei furono eseguiti dei giudizi.
Sua sorella vide questo, e tuttavia si corruppe più di lei nei suoi amori; le sue prostituzioni sorpassarono le prostituzioni di sua sorella.