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CANTICO DEI~CANTICI 4:6-16

CANTICO DEI~CANTICI 4:6-16 DB1885

Finchè spiri l'aura del giorno, E che le ombre se ne fuggano, Io me ne andrò al monte della mirra, Ed al colle dell'incenso. Tu sei tutta bella, amica mia, E non vi è difetto alcuno in te. Vieni meco dal Libano, o Sposa, Vieni meco dal Libano; Riguarda dalla sommità di Amana, Dalla sommità di Senir, e di Hermon, Da' ricetti de' leoni, Da' monti de' pardi. Tu mi hai involato il cuore, o Sposa, sorella mia; Tu mi hai involato il cuore con uno de' tuoi occhi, Con uno de' monili del tuo collo. Quanto son belli i tuoi amori, o Sposa, sorella mia! Quanto son migliori i tuoi amori che il vino! E l'odor de' tuoi olii odoriferi più eccellenti che tutti gli aromati! O Sposa, le tue labbra stillano favi di miele; Miele e latte è sotto alla tua lingua; E l'odor de' tuoi vestimenti è come l'odor del Libano. O Sposa, sorella mia, tu sei un orto serrato, Una fonte chiusa, una fontana suggellata. Le tue piante novelle sono un giardino di melagrani, E d'altri alberi di frutti deliziosi; Di piante di cipro e di nardo; Di nardo e di gruogo; di canna odorosa, e di cinnamomo, E d'ogni albero d'incenso; Di mirra, e d'aloe, E d'ogni più eccellente aromato. O fonte degli orti, O pozzo d'acque vive, O ruscelli correnti giù dal Libano! Levati, Aquilone, e vieni, Austro; Spira per l'orto mio, e fa' che i suoi aromati stillino. Venga l'amico mio nel suo orto, E mangi il frutto delle sue delizie.