La strada della chiamataCampione

L’unzione: punto di partenza, non di arrivo

Molti pensano che la chiamata sia il punto d’arrivo, una medaglia da esibire. Ma la Parola ci mostra che è l’esatto opposto: la chiamata è una svolta, un punto di partenza. Davide non venne unto re per le sue capacità, ma per quello che Dio voleva fare attraverso di lui. E come accadde per lui, accade ancora oggi.

L’unzione non è un riconoscimento delle tue abilità, ma un’investitura soprannaturale per vivere il proposito di Dio. “Tsàlach” è il verbo usato: non una carezza spirituale, ma un’irruzione dello Spirito! Un'irruzione che sfonda le barriere, quelle mentali, l'opposizione che il nostro ego fa allo Spirito Santo; un'irruzione che trasforma un ragazzo in un re, un pastore in un conduttore, un peccatore in un testimone. È qualcosa che non puoi fabbricare, solo ricevere. Non viene dagli uomini, ma da Gesù: l’Agnello, Colui che battezza in Spirito Santo e fuoco.

E non ti stupire se questa unzione è visibile, ma non sempre approvata. Davide fu unto davanti ai fratelli, ma non ricevette subito il loro sostegno. Eliab lo accusò di orgoglio. Succede anche a noi: chi è più vicino può essere il primo a non capire. Non ti sforzare di cercare l’approvazione umana, Dio cerca cuori disposti.

Se oggi ti senti chiamato, ma stai ancora pascolando pecore, sappi che sei nel posto giusto. La chiamata non inizia con il trono, ma nel campo. La potenza dello Spirito ti accompagnerà, ma devi essere disposto a partire.