La Bibbia in un anno 2024Campione

Fino a quando, Signore?
Ti sei mai trovato, o trovata, a chiederti: "Fino a quando, Signore?" *Fino a quando* durerà questa pandemia? *Fino a quando* dovrò continuare a sopportare queste umiliazioni? *Fino a quando* questi problemi finanziari? *Fino a quando* quel problema di salute? *Fino a quando* dovrò combattere con questa dipendenza? *Fino a quando* queste tentazioni? *Fino a quando* durerà il dolore per quella perdita? Io e Pippa siamo soliti recarci a Brighton per far visita alla comunità di St. Peter's. Una volta, al termine della funzione, una donna ci ha raccontato di suo marito, il quale non ne voleva sapere di Gesù. Per trentasette anni aveva pregato perché trovasse la fede e più volte aveva gridato: "*Fino a quando, Signore?*" (Salmi 13,2) Una mattina suo marito si è avvicinato. Era il giorno di riapertura della chiesa di St. Peter's, nel 2009. Le ha chiesto se poteva venire in chiesa con lei. È andato e nell’entrare in chiesa ha subito sentito una forte sensazione di casa, di essere rinato. Ora ama la Chiesa e ogni settimana va in chiesa. Nel raccontare la storia del marito e con il viso pieno di gioia, quella donna continuava a ripetere: "*Fino a quando, Signore, fino a quando*?" Dio ha ascoltato il suo grido. Dopo trentasette anni ha esaudito le sue preghiere. Per quattro volte e in rapida successione, Davide grida al Signore: "Fino a quando?" (vv.2-3). Ci sono periodi in cui sembra che Dio non sia *presente* (v.2a). Il suo volto sembra lontano, *nascosto* (v.2b). Per qualche inspiegabile motivo, non percepiamo la sua presenza. Affrontiamo lotte continue *in un mare di affanni* (v.3a). Ogni giorno porta *tristezza* (v.3b). Ci sentiamo sconfitti, sentiamo che la battaglia è persa e che il nemico sta avendo *il sopravvento* (v.3c). Ma in momenti come questi, cosa possiamo fare, come ci dovremmo comportare?Salmi 13,1-6
Continuare così
Nei momenti difficili, ci sono cose che non dovremmo mai smettere di fare. Con il suo esempio, Davide ne suggerisce quattro:
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Continuare a pregare
Davide non smette di gridare: "Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio, conserva la luce ai miei occhi” (v.4). Apre il suo cuore a Dio. Come Davide, anche tu non smettere di pregare, neppure quando Dio sembra lontano.
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Continuare a fidarsi
“Nella tua fedeltà ho confidato” (v.6a). È relativamente facile avere fede quando le cose vanno bene. Più difficile è quando le cose vanno male. È qui che la nostra fede è messa alla prova.
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Continuare a gioire
Davide non si rallegra delle prove, ma della salvezza di Dio: "Esulterà il mio cuore nella tua salvezza, canterò al Signore, che mi ha beneficato” (v.6b, MSG).
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Continuare a lodare
Nonostante quello che ha passato, Davide non smette di riconoscere la bontà di Dio: "Canterò al Signore, che mi ha beneficato" (v.6). Ricorda tutto ciò che Dio ha fatto per lui.
Quando inizi a lodare e ad adorare Dio, la tua prospettiva sui tuoi problemi cambia. A volte trovo utile voltarmi indietro e ricordare le tante lotte personali, le delusioni e i lutti, e in che modo Dio in quei momenti difficili mi ha sostenuto. E trovo bello poi ringraziarlo e riconoscere che anche in quelle circostanze "mi ha beneficato" (v.6).
Signore, oggi voglio lodarti. Grazie per la tua bontà verso di me. Per tutte le battaglie future, confido nel tuo amore senza fine.
Matteo 15,10-39
Continuare a seguire Gesù
Dio può tardare a rispondere, ma questo non significa che non manterrà le sue promesse. Spesso Dio non interviene subito a cambiare le nostre situazioni. Sappiamo che fino a quando Gesù non ritornerà, malattie e sofferenze rimarranno e non verranno mai del tutto sconfitte. Gli episodi di guarigione o di miracoli che a volte sentiamo raccontare o che abbiamo sperimentato personalmente sono solo un'anticipazione di ciò che sarà un giorno al ritorno di Gesù. Tutti saremo guariti.
In Gesù, la bontà di Dio si rivela in modo superlativo. Ancora una volta, in questo brano, ci accorgiamo in che modo straordinario Gesù affronta il peccato, la malattia e la sofferenza.
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Continuare a rinnovare i propri pensieri
Gesù dice che il nostro problema non è nelle cose superficiali, come ad esempio il cibo (v.11). Il cibo entra ed esce dal corpo (v.17). Le cose che fanno male vengono da dentro: “Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore” (v.18, MSG). Il vero problema è il peccato che viene dal nostro cuore: "Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l'uomo" (vv.19-20a).
Attraverso queste parole Gesù sfida ciascuno di noi. Forse non commetteremo omicidi o adulterio, ma tutti tutti prima o poi cadremo. Ed il primo vero ostacolo a cui Gesù ci mette in guardia sono i "propositi malvagi". Al peccato non si rimedia con pratiche e rituali, cioè nel modo dei farisei. Solo Dio può rimediare al peccato. Solo lui può cambiare il nostro cuore. Per questo abbiamo bisogno del suo Spirito Santo, per trasformarci e renderci puri.
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Continuare a pregare per la guarigione
La sofferenza di un figlio è una delle esperienze più dolorose che si possono provare. La figlia della donna cananea è "molto tormentata" (v.22). Probabilmente anche lei grida: "Fino a quando, Signore?" Continua a chiedere la guarigione della figlia e non perde coraggio quando Gesù sembra non voler rispondere alla sua preghiera: “Quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: 'Signore, aiutami!'" (v.25, AMP)
Gesù vede la sua “grande” fede e guarisce sua figlia (v.28). E con lei anche: "zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati" (v.30).
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Continuare ad aiutare chi ha fame
Gesù non si preoccupa solo delle malattie (v.22 in poi), ma anche della sofferenza di chi ha fame. Dice: “Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni" (v.32).
Gesù può fare tanto con molto poco. A partire da una piccola quantità di cibo nutre le folle. Quando diamo a Gesù la nostra vita e le nostre risorse, per quanto piccole possano sembrarci, lui le moltiplica e le usa per il bene di molti.
Se Gesù si preoccupa di chi è affamato da pochi giorni, quanto farà per le centinaia di milioni di persone che oggi nel mondo soffrono la fame e la malnutrizione? Come discepoli di Gesù, anche noi siamo chiamati ad occuparci di loro.
Attraverso questo gesto, molte persone accolgono Gesù e ascoltano le sue parole. Ma non tutti. I farisei non lo approvano e si scandalizzano di lui “nel sentire queste parole” (v.12). Se quindi qualche volta alcune persone si scandalizzeranno per le cose che dirai nel suo nome, non preoccuparti. Lo hanno fatto anche con Gesù.
Signore, donami un cuore come il tuo, capace di sentire compassione per le persone che soffrono. Vieni Spirito Santo.
Genesi 43,1-44,34
Continuare a sperare
Come Davide, anche Giacobbe potrebbe gridare: "Fino a quando, Signore?" (Salmi 13,1a) Le sue sofferenze sembrano non finire mai. Più di vent’anni prima la perdita del figlio e ora una grave carestia (Genesi 43,1) che rischia di portargli via il suo amato Beniamino. Chiede: "Perché mi avete fatto questo male...?" (v.6) e, quasi rassegnato, conclude: "Quanto a me, una volta che non avrò più i miei figli, non li avrò più...!" (v.14)
Alla fine Giacobbe si rassegna, lascia che il figlio Beniamino vada e si fida di Dio. Da quel momento le cose iniziano a cambiare. Spesso è proprio così. Quando affidiamo una situazione nelle mani del Signore, anche temendo il peggio, Dio interviene e risolve tutto.
L'autore di questo brano della Genesi è un narratore eccezionale. Riesce a farci toccare con mano l'agonia del padre. Giuda sa che se suo padre perdesse Beniamino, così come ha perso Giuseppe, probabilmente ne morirebbe. Parla del "male che colpirebbe mio padre!" (44,34). Ma noi lettori sappiamo che Giuseppe in realtà è vivo e che tutti i suoi sogni si stanno realizzando (43,26-28). Giuseppe “si era commosso nell'intimo” e "sentiva il bisogno di piangere" (v.30).
Tuttavia, mette alla prova i suoi fratelli. Giuda ora è un uomo cambiato. È lui che lo aveva venduto spietatamente come schiavo (37,26-27). Ora è disposto a dare la vita per salvare suo fratello: “Lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come schiavo del mio signore" (44,33).
Attraverso tutti questi inattesi colpi di scena, Dio è all'opera, lavora sul nostro carattere, per realizzare i suoi progetti con noi. Ed è bello pensare che un giorno potremo anche noi guardarci indietro e dire: "Signore, che mi ha beneficato" (Salmi 13,6).
Giacobbe ha dovuto mandare il suo “unico" figlio Beniamino ("Egli è rimasto solo", Genesi 42,38) per salvare l'intera famiglia. Un passaggio questo che ci rimanda a Dio nel Nuovo Testamento, il quale manda il suo unico Figlio, Gesù, per salvare tutti noi.
Signore, grazie per aver mandato Gesù a salvarmi. Nei momenti difficili, quando grido “fino a quando, o Signore?”, aiutami a continuare a seguire Gesù, pregando, fidandomi, rallegrandomi, adorando e ponendo la mia speranza in te.
Pippa Adds
Genesi 44,1-44,34
Questo brano è molto commovente e ci lascia senza respiro. Tanto dolore, gelosia, inganno e odio. Giuseppe mette alla prova i suoi fratelli per capire cosa c'è nei loro cuori. Sono cambiati? Rimpiangono le loro azioni? Nel vedere i suoi fratelli inchinarsi, avrebbe potuto dire: "Ricordate quei sogni...? Avete visto che...?" Ma non lo fa. A volte è bene tenere per noi queste cose e non dirle. Servono solo a noi come incoraggiamento e per pregare.
References
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