La Bibbia in un anno 2024Campione

Dio ci ha salvati
Tony Bullimore è stato uno dei velisti internazionali più conosciuti in Gran Bretagna. A due mesi dall'inizio della regata intorno al mondo Vendée Globe, il suo yacht di sessanta piedi, l'*Exide Challenger*, fu travolto da una serie di gigantesche onde di oltre quindici metri e si capovolse nelle acque immense e gelide dell'Oceano Antartico. Le onde continuarono a scagliarsi contro lo scafo fino a staccarne la chiglia. Bullimore fu dato per morto, ma non morì. Nel suo libro, *Saved*, Bullimore paragona la sua esperienza alle cascate del Niagara. È come essersi trovati a testa in giù sotto le cascate del Niagara. Per quattro giorni rimase intrappolato in un mondo sottosopra, oscuro, rumoroso, umido e freddo con onde di quindici metri e una temperatura intorno allo zero. In quei giorni soffrì il mal di mare e sopravvisse grazie all’aria intrappolata tra il livello dell'acqua e il fondo della barca. Si trovava a più di mille miglia dalla terra più vicina. E quando la scorta d'aria iniziò a scarseggiare, pregò di essere *salvato*. E così fu. Un equipaggio della Marina australiana riuscì a risalire al tragitto effettuato dal velista, e inviò una squadra di soccorso. Dopo quattro giorni, Bullimore sentì qualcosa sbattere contro lo scafo. In seguito disse: "Non riuscirò mai a ringraziare abbastanza la Marina australiana per quello che ha fatto per me. Mi ha letteralmente *salvato la vita*, non c'è dubbio". Quando uscì, le sue prime parole furono: "Grazie Signore, è un miracolo". Ripensando a quei giorni, disse: "Mi sentivo come se fossi rinato, come un uomo nuovo. Sentivo di essere stato riportato in vita". Un giornalista di allora dichiarò: "Un *salvataggio* così, riuscito contro ogni previsione, è la più bella storia che si possa raccontare. Una gioia pura e spontanea". Come l’equipaggio Australiano per Bulliimore, anche Gesù è venuto in soccorso per noi, ci ha salvati in estremo, "ha dato se stesso per i nostri *peccati*" (Galati 1,4a). Quando ripenso alla mia vita, mi accorgo di quante volte Dio è venuto in mio soccorso. Quando affrontiamo situazioni difficili, dovremmo sempre confidare che Dio verrà a salvarci.Salmi 31,1-9
Confidare in Dio che salva
Continuare a confidare in Dio non è sempre facile specialmente quando le cose della vita non vanno come vorremmo: problemi finanziari, al lavoro, nel rapporto con gli altri, di salute o altro. La preghiera di Davide in questo brano è un incoraggiamento a rivolgersi a Dio affinché ci salvi e a riporre la nostra fiducia in lui.
Come Tony Bullimore ha pregato di essere salvato, anche Davide prega: "Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi" (v.3a), "Io invece confido nel Signore" (v.7b, AMP).
Davide dice: "Alle tue mani affido il mio spirito" (v.6). Parole simili, queste, a quelle pronunciate da Gesù poco prima di morire: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Luca 23,46). Parole di estrema fiducia nei confronti del padre.
In questo salmo scopriamo i frutti dell'amore di Dio per noi, manifestatosi in maniera sublime attraverso la morte di Gesù. Il Signore è:
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Mio *rifugio*
Il salmo inizia con queste parole: "In te, Signore, mi sono rifugiato" (Salmi 31,2a). Più avanti dice: "Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa" (v.5). Nella vita incontriamo tentazioni, prove e trappole. Ma in tutte queste, il Signore è il nostro rifugio.
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Mia *rupe*
Rivolgendosi a Dio, Davide dice: "Sii per me una roccia di rifugio" (v.3b) e poi: "Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi" (v.4). Anche noi, per mezzo dello Spirito, possiamo conoscere come Dio ci guida e farci guidare da lui. Lui è la certezza sulla quale possiamo contare.
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Mio *salvatore*
Davide prega: "Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi" (v.3a). Continua poi descrivendo come Dio ha "guardato alla mia miseria” e ha "conosciuto le angosce della mia vita". Ma Dio non lo ha consegnato nelle mani del nemico (v.9a), lo ha invece liberato e ha "posto i \[suoi\] piedi in un luogo spazioso" (v.9b). In Gesù riceviamo la vera salvezza. Gesù pone i nostri piedi in un luogo spazioso.
Signore, grazie per averci *salvati*. In tutte le prove della vita, aiutaci a continuare a fidarci di te.
Marco 13,32-14,16
Amare il nostro salvatore appassionatamente
Amare Gesù è la cosa più importante, più importante anche dell'amore verso i poveri. È il nostro amore per Gesù, infatti, che trabocca e si riversa poi sugli altri, specialmente sui poveri.
Il gesto di ungere il corpo di Gesù è segno di grande amore. Questa donna agisce spinta da un senso di grande gratitudine e amore per Gesù. Il suo atto di versare un profumo di così grande valore (probabilmente grande quanto il salario medio di un anno) di lavoro non è "spreco" (14,4). Gesù non è indifferente ai bisogni dei poveri. Tuttavia ci dice che i soldi spesi per quel profumo non sono sprecati: "Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura" (v.8).
Quell'atto di generosità sarebbe stato ricordato per sempre (v.9). Agli occhi di Gesù, niente di ciò che scaturisce dall'amore per lui è sprecato (vv.7-8) o viene dimenticato (v.9). Qualsiasi cosa che diamo a lui con amore è per lui "un'azione buona" (v.6). In ogni atto di generosità c'è qualcosa di buono.
Il riferimento che Gesù fa alla sua sepoltura pone l'attenzione al fatto che gli eventi della sua vita stanno volgendo al termine. Ed è chiaro qui che Gesù ha scelto la Pasqua come momento conclusivo della sua vita.
Solo in questo passo, infatti, la Pasqua è richiamata per ben cinque volte (vv.1.12.14.16). Gesù vede la sua morte alla luce del sacrificio pasquale in cui l'agnello pasquale viene immolato (v.12). Come il sangue dell'agnello pasquale aveva salvato il popolo di Dio dal giudizio e dalla morte, così farà Gesù: "E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!" (1 Corinzi 5,7b)
In questi passaggi vediamo inoltre che Gesù aveva una chiara consapevolezza di essere l'unigenito Figlio di Dio. Nel parlare del suo ritorno futuro dice: "Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre" (Marco 13,32).
Nell'essere salvato, Tony Bullimore provò un’immensa gratitudine nei confronti dei suoi soccorritori. Disse che non avrebbe mai potuto ringraziarli abbastanza. Quanta gratitudine e amore dovremmo avere allora noi per colui che ha dato la sua vita per salvarci da una morte eterna.
Signore, grazie per aver offerto la tua vita come sacrificio pasquale per me, per avermi salvato dal giudizio e dalla morte. Ti ringrazio perché ogni volta che partecipo alla "Cena del Signore" faccio memoria del tuo sacrificio e della mia salvezza.
Levitico 15,1-16,34
Lasciarsi meravigliare dallo stupefacente piano di salvezza di Dio
Dio ti ama e per salvarti ha pianificato meticolosamente ogni cosa. Il salvataggio di Tony Bullimore ha richiesto giorni di pianificazione e preparazione. Dio ha fatto lo stesso per te, anzi molto di più. Il suo piano di salvezza per te ha richiesto un lavoro di pianificazione, preparazione e messa a punto ancora più grande.
Le regole "sull'impurità" che troviamo in questo capitolo possono apparire molto strane oggi. Primo perché sono ormai passate e non più applicate. Secondo, perché hanno trovato compimento in Gesù e sono state da lui sostituite.
Il grande giorno dell'espiazione che troviamo descritto nel capitolo 16 prepara lo "sfondo" a quella che sarà la morte di Gesù. San Paolo scrive: "È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione…" (Romani 3,25). E nella lettera agli Ebrei è scritto che per questo Gesù "doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo" (Ebrei 2,17).
Il fatto che prima di Gesù l'accesso al santuario anche da parte di un sommo sacerdote richiedesse un sacrificio, è segno dell'imperfezione del sacerdozio (Ebrei 5,3; 7,27; 9,11-15).
Nel sacrificio del giorno dell'espiazione troviamo una sorprendente prefigurazione della croce: "Aronne poserà entrambe le mani sul capo del capro vivo, confesserà su di esso tutte le colpe degli Israeliti, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li riverserà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di ciò, lo manderà via nel deserto. Così il capro porterà sopra di sé tutte le loro colpe" (Levitico 16,21-22a). Questa è l'origine del termine "capro espiatorio", il capro destinato all'allontanamento nel deserto e al demone Azazèl: "E getterà le sorti sui due capri: un capro destinato al Signore e l'altro ad Azazèl" (Levitico 16,8).
Cosa significa tutto questo? Che il mio peccato ed il tuo peccato sono stati portati via da Gesù (Isaia 53,4-6). L’apostolo Pietro scrive: "Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce" (1 Pietro 2,24a). Egli è colui che allontana da noi le nostre colpe, che le porta così lontane "quanto dista l'oriente dall'occidente" (Salmi 103,12). Nel vedere Gesù, Giovanni il Battista esclama: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29)
Grazie a Gesù la nostra relazione con Dio subisce un’enorme ed emozionante trasformazione. Attraverso Gesù, possiamo ora entrare nel Santuario ogni giorno (Ebrei 10,19-20). Possiamo accostarci con totale fiducia al trono della grazia (Ebrei 4,16) nella certezza che saremo sempre i benvenuti.
Signore, grazie per averci salvati con il tuo sangue e per esserti offerto in riscatto per noi, per renderci liberi. Grazie perché ora possiamo venire coraggiosamente alla tua presenza ogni giorno.
Pippa Adds
Salmi 31,1-9
Amo l'immagine di Dio che è la nostra "fortezza" (v.2). Nella Gran Bretagna medievale, quando i predoni attaccavano un villaggio, gli abitanti correvano per mettersi in salvo verso la più vicina fortezza e, una volta dentro, alzavano il ponte levatoio. Il ponte alzato tagliava l'accesso al nemico e manteneva tutti al sicuro. Nei nostri momenti difficili abbiamo sempre la possibilità di correre da Dio, per rifugiarci nella sua sicura fortezza.
References
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