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Il Testo Indomabile: Quando La Parola Sfida Il Nostro MondoCampione

Il Testo Indomabile: Quando La Parola Sfida Il Nostro Mondo

GIORNO 8 DI 10

La saggezza dell'ignoranza sapiente

C'è un momento rivoluzionario nella vita di ogni lettore onesto della Scrittura.

Non è quando finalmente capisci tutto. Non è quando ogni contraddizione si risolve. Non è quando ogni passaggio difficile trova la sua spiegazione perfetta.

È quando ti arrendi alla vastità di quello che non capisci.

È quando smetti di fingere di essere più saggio di quello che sei. Quando deponi le armi dell'onniscienza interpretativa e accetti di essere profondamente, radicalmente, salvificamente ignorante sui pensieri di Dio.

È quando "so di non sapere" diventa non una confessione di fallimento, ma una dichiarazione di libertà.

L'illusione della comprensione totale

Fin dall'infanzia, hai imparato che la comprensione è potere. Che capire significa controllare. Che spiegare significa padroneggiare.

"Se comprendi come funziona il motore, puoi riparare l'auto."

"Se capisci le regole del gioco, puoi vincere."

"Se analizzi il problema abbastanza a fondo, puoi trovare la soluzione."

E hai applicato questa stessa logica alla tua fede. Se riesci a capire tutti i passaggi biblici, allora puoi vivere una vita cristiana perfetta. Se risolvi ogni apparente contraddizione, allora la tua fede sarà incrollabile. Se spieghi ogni mistero, allora avrai padroneggiato la relazione con Dio.

Ma Isaia demolisce questa illusione con una frase che dovrebbe farti tremare le ginocchia:

"I miei pensieri non sono i vostri pensieri."

Non dice: "I miei pensieri sono diversi dai vostri, ma se studiate abbastanza li capirete."

Non dice: "I miei pensieri sono complessi, ma con la giusta ermeneutica potete decifrarli."

Dice: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri." Punto. Categoria ontologica diversa. Dimensione cognitiva inaccessibile. Vastità intellettuale che trascende ogni possibilità umana di comprensione totale.

La geografia dell'incomprensione

Immagina di essere una formica che cerca di capire l'architettura di una cattedrale.

Puoi camminare lungo le crepe tra le pietre del pavimento. Puoi esplorare gli angoli più nascosti. Puoi persino scalare alcune delle colonne più basse. Ma la vastità della struttura, la logica del progetto, la bellezza dell'insieme - tutto questo rimane radicalmente al di là della tua capacità di formica di comprendere.

Non perché sei una formica stupida. Ma perché esiste una sproporzione ontologica tra la limitatezza della tua prospettiva e l'infinità di quello che cerchi di capire.

Così è con i pensieri di Dio.

Non è che sei troppo poco intelligente per capirli. È che esiste un abisso categoriale tra la finitezza della mente umana e l'infinitezza della mente divina che nessuna quantità di studio, per quanto sincero, può colmare completamente.

E questa non è una tragedia. È una liberazione.

Il peso dell'onniscienza pretesa

Hai mai notato quanto sia pesante dover avere una spiegazione per tutto?

Quanto sia estenuante dover difendere ogni passaggio biblico difficile come se la credibilità della tua fede dipendesse dalla tua capacità di renderlo ragionevole ai tuoi contemporanei?

Quanto sia ansiogeno sentire che se non riesci a riconciliare ogni apparente contraddizione nella Scrittura, allora tutto il tuo edificio spirituale crollerà?

Stai portando un peso che non è mai stato tuo da portare: il peso dell'onniscienza.

Stai assumendo una responsabilità che non ti è mai stata data: la responsabilità di spiegare Dio invece che conoscere Dio.

Stai lottando per una vittoria che non puoi vincere: la vittoria della comprensione totale su misteri che per loro natura trascendono la comprensione umana.

La liberazione del "non so"

Ma c'è una frase che può liberarti da questo peso impossibile. Una frase che la nostra cultura considera un segno di debolezza, ma che nella saggezza biblica è un segno di maturità profonda:

"Non so."

"Non so perché Dio permette certe sofferenze."

"Non so come riconciliare la sovranità divina con la responsabilità umana."

"Non so spiegare tutti i passaggi difficili della Bibbia."

"Non so rispondere a tutte le obiezioni che vengono mosse alla fede cristiana."

"Non so."

Ma ecco il miracolo: dire "non so" non significa dire "quindi non credo". Significa dire "credo nonostante non sappia tutto". Significa dire "mi fido anche quando non comprendo". Significa dire "la mia fede è più grande della mia capacità di spiegazione".

I patriarchi dell'ignoranza sapiente

Tutti i giganti della fede biblica erano maestri dell'ignoranza sapiente.

Abramo non sapeva dove stava andando quando lasciò Ur. Non sapeva come Dio avrebbe mantenuto le sue promesse. Non sapeva perché gli veniva chiesto di sacrificare Isacco. Ma camminò nell'ignoranza con fiducia.

Mosè non sapeva come avrebbe liberato Israele dall'Egitto. Non sapeva come avrebbe attraversato il Mar Rosso. Non sapeva come avrebbe nutrito due milioni di persone nel deserto. Ma guidò nell'ignoranza con obbedienza.

Maria non sapeva come avrebbe concepito da vergine. Non sapeva cosa significasse essere la madre del Messia. Non sapeva quale dolore l'aspettava ai piedi della croce. Ma disse "sì" nell'ignoranza con abbandono.

Paolo non sapeva perché doveva soffrire la "spina nella carne". Non sapeva perché certe preghiere rimanevano senza risposta. Non sapeva quando Cristo sarebbe tornato. Ma predicò nell'ignoranza con passione.

La loro grandezza non consisteva nel sapere tutto, ma nel fidarsi di Colui che sa tutto anche quando loro non sapevano quasi nulla.

La teologia apofatica dell'anima

C'è una tradizione antica nella spiritualità cristiana chiamata teologia apofatica - la teologia del "non". Invece di dire quello che Dio è, si concentra su quello che Dio non è. Invece di definire Dio attraverso categorie positive, lo avvicina attraverso negazioni sacre.

Dio non è limitato come noi. Dio non è comprensibile come gli oggetti del nostro mondo. Dio non è manipolabile come le forze che controlliamo.

Così dovrebbe essere la tua lettura della Scrittura: una teologia apofatica dell'anima.

Non devi capire ogni passaggio per fidarti di Dio. Non devi risolvere ogni tensione per obbedire ai suoi comandamenti. Non devi spiegare ogni mistero per adorarlo con tutto il cuore.

L'ignoranza sapiente ti libera dalla tirannia dell'onniscienza pretesa e ti apre alla meraviglia del mistero vissuto.

Lo specchio oscuro

Paolo lo sapeva: "Ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro."

Nota che non dice: "Ora vediamo chiaramente grazie ai nostri studi biblici." Non dice: "Ora vediamo tutto grazie alla nostra maturità spirituale."

Dice: vediamo in modo oscuro. La nostra comprensione attuale - per quanto sincera, per quanto studiata, per quanto appassionata - rimane parziale, indistinta, nebbiosa.

E questo non è un problema da risolvere. È la condizione umana da accettare.

Ma c'è una promessa nascosta in queste parole: "ma allora vedremo faccia a faccia". Un giorno - non oggi, non dopo il prossimo corso di teologia, non dopo aver letto il commentario perfetto - un giorno vedremo chiaramente.

Fino ad allora, siamo chiamati a camminare per fede, non per vista. A fidarci nel buio, non a pretendere luce completa. A amare Dio con mente parziale, non ad aspettare comprensione totale prima di impegnarci completamente.

L'invito alla stupidità santa

C'è una forma di stupidità che è più saggia di tutta la saggezza umana: la stupidità di chi sa di non sapere e si fida comunque.

La stupidità di chi ammette i limiti della propria comprensione invece di fingere onniscienza. La stupidità di chi abbraccia il mistero invece di eliminarlo. La stupidità di chi adora nell'oscurità invece di aspettare luce completa.

Oggi sei invitato a questa stupidità santa. A dire "non so" senza vergogna. A confessare la parzialità della tua comprensione senza panico. A fidarti di Dio anche - specialmente - quando non capisci tutto di lui.

Sei invitato a deporre le armi dell'onniscienza pretesa e prendere lo scudo dell'ignoranza sapiente. A smettere di cercare di essere saggio come Dio e iniziare ad essere saggio come un essere umano che conosce i propri limiti.

La domanda che ti accompagna oggi è questa:

Sei disposto ad abbracciare la saggezza dell'ignoranza sapiente? Puoi dire "non so" senza perdere la fede? Riesci a fidarti di Dio anche quando - specialmente quando - la tua comprensione di lui rimane parziale e oscura?

Perché forse la fede più matura non è quella che ha risposte per tutto, ma quella che ha imparato ad amare Colui che conosce tutto anche quando noi conosciamo solo in parte.

Riguardo questo Piano

Il Testo Indomabile: Quando La Parola Sfida Il Nostro Mondo

Il Testo Indomabile è un viaggio di 10 giorni attraverso la tensione più profonda della vita spirituale: l'incontro tra la tua volontà e parole divine che sfidano tutto quello in cui credi. Scoprirai cosa accade quando smetti di cercare di addomesticare la Scrittura e permetti alla Scrittura di trasformare te. Dal disagio con i testi "scomodi" alla scoperta che il disagio può essere sacro. Dalla necessità di controllare ogni interpretazione alla libertà di fidarsi anche senza capire tutto. Dal giudicare la Parola di Dio al permettere alla Parola di Dio di giudicare te.

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Vorremmo ringraziare Giovanni Vitale per aver fornito questo piano. Per ulteriori informazioni, visitare: www.assembleedidio.org