La Bibbia in un anno 2024Campione

Dio è giusto e misericordioso
Le persone sono spesso critiche nei confronti dei giudici ritenuti "teneri con il crimine" ed incapaci di imporre pene commisurate ai reati commessi. Nei miei anni di avvocato ricordo che tra colleghi non vi era grande stima per questo tipo di giudici. Da un giudice infatti ciò che ci si aspetta è giustizia e non misericordia. Nell’ambito delle relazioni personali, le cose cambiano completamente. Ad esempio, da un amico o da un genitore ciò che ci si aspetta non è giustizia, ma misericordia. A volte, giustizia e misericordia sembrano inconciliabili. Ci possiamo aspettare giustizia, o misericordia, ma mai entrambe e allo stesso tempo. Con Dio, i due aspetti *coesistono*. Dio è un Dio di *giustizia* ma anche di *misericordia*. Ma come è possibile tutto questo? Come è possibile coniugare queste due caratteristiche apparentemente in forte contrasto tra loro? La risposta è attraverso Gesù. Attraverso il sacrificio di Gesù sulla croce Dio riesce a conciliare giustizia e misericordia. Nel mio incontro con Gesù e nel cercare di capire ciò che Gesù ha ottenuto per me sulla croce, ho sempre trovato utile l'immagine di due amici cresciuti insieme, stessa scuola, tante esperienze. Nel diventare grandi, i due amici si perdono di vista. Uno di loro studia e diventa un giudice. L’altro segue strade diverse, si avvicina alla criminalità e diventa un delinquente. Un giorno commette un reato, viene arrestato e si dichiara colpevole. In aula scopre che il giudice è proprio il suo vecchio amico. Il giudice rimane senza parole. Di fronte a sé ha quel suo vecchio amico ed un grande dilemma, lo stesso dilemma di Dio con noi. Che cosa fare? È giudice e quindi deve agire con giustizia; non può lasciarlo andare così come se niente fosse. Ma è anche amico e vorrebbe essere misericordioso con lui perché gli vuole bene. Ad un certo punto decide. Dichiara l’imputato colpevole e stabilisce la giusta sanzione, perché così vuole la *giustizia*. Ma poi scende, si avvicina all’amico e scrive su un assegno la cifra esatta della sanzione, pagando per lui. Questo è un atto di *misericordia*, amore e sacrificio. La nostra situazione con Dio è simile a questa. Per il nostro peccato abbiamo una punizione che ci aspetta, che è la morte. Ma abbiamo anche una relazione intima con Dio, il giudice, che ci ama. Dio, nostro Padre celeste, ci ama molto di più di quanto un genitore possa amare il proprio figlio. E il prezzo che ha pagato è molto di più di un assegno. Dio è venuto lui stesso, nella persona di Gesù, a pagare per il nostro peccato. Dio non è tenero con il peccato. Non può non giudicarci colpevoli per i nostri peccati, ma per il suo amore e la sua *misericordia* è sceso nella persona di suo figlio Gesù Cristo e ha pagato per noi. Attraverso il sacrificio di Gesù sulla croce, Dio si è rivelato giusto e misericordioso allo stesso tempo.Salmi 9,14-2
Fidarsi della giustizia di Dio
Davide sa che Dio è un Dio di giustizia: "Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia" (v.17). E rivolgendosi a Dio: "Abbi pietà di me… perché io possa annunciare tutte le tue lodi" (vv.14-15).
In questo salmo, il desiderio di giustizia e il desiderio di pietà vanno di pari passo. Davide prega che Dio abbia pietà di lui e che operi giustizia sui suoi nemici: "Sorgi, Signore... davanti a te siano giudicate le genti" (v.20).
Spesso vediamo la giustizia come qualcosa di negativo, in qualche modo legata ad una punizione. La giustizia, invece, è profondamente positiva. In ebraico, la parola giustizia (mishpat) ha il significato di mettere le cose a posto. Davide sa che Dio è giusto, che metterà le cose a posto, per questo è sicuro che "il misero non sarà mai dimenticato, la speranza dei poveri non sarà mai delusa" (v.19).
Grazie, Signore, perché sei un Dio di giustizia. Grazie perché un giorno ci sarà giustizia per tutti coloro che oggi subiscono ingiustizia. Grazie perché un giorno ci sarà giustizia per i poveri e gli oppressi.
Matteo 12,1-21
Accogliere la misericordia di Gesù
Ti è mai capitato di vedere uno di quei pacchi con scritto "Fragile" o "Maneggiare con cura" e di sentire anche tu il bisogno di essere trattato così: con cura? Ebbene, quando ti sentì così, Gesù è proprio lì con te.
Gesù rifiuta totalmente il legalismo dei Farisei (vv.1-12) citando e realizzando la profezia di Osea: "Misericordia io voglio e non sacrifici" (Matteo 12,7; Osea 6,6). Giustizia e legalismo non sono la stessa cosa, anzi a volte sono l’una il contrario dell’altra. Con un grande gesto d’amore, compassione e misericordia, Gesù infrange il legalismo delle leggi farisaiche guarendo un uomo nel giorno di sabato (Matteo 12,13-14).
Gesù unisce giustizia e misericordia. Adempie tutte le promesse dell’Antico Testamento riguardanti la giustizia di Dio verso le nazioni. Qui Matteo cita la profezia di Isaia (Isaia 42,1-4) che Gesù porta a compimento (Matteo 12,18-21). "E annuncerà alle nazioni la giustizia" (v.18c) e farà "trionfare la giustizia" (v.20c).
Gesù è inoltre pieno di amore, compassione e misericordia: "Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta" (v.20). Nella vita affrontiamo fragilità fisiche, emotive e spirituali. A volte ci sentiamo proprio così, come una "canna incrinata" o una "fiamma smorta”.
Quando siamo deboli e fragili, Gesù si prende cura di noi con amore, compassione, e misericordia.
Gesù poi cita Isaia ed in particolare uno dei canti del servo sofferente (Isaia 40-55). Questi canti parlano di un servo sofferente che sacrifica la propria vita per ottenere il perdono dei peccati (Isaia 52,13-53,12).
In questi canti, giustizia e misericordia di Dio si uniscono. Il mondo è rimesso a posto: ingiustizia ed oppressione svaniscono e i bisognosi e coloro che hanno il cuore spezzato sono resi liberi. Ma è Dio stesso che fa il sacrificio, che porta su di sé la punizione e le conseguenze dei nostri peccati. Invece di essere schiacciati dalla giustizia di Dio, ne siamo liberati attraverso di essa. Ecco perché giustizia e misericordia si incontrano sulla croce di Gesù.
Grazie Gesù perché sei venuto come servo sofferente. Grazie per aver permesso alla giustizia e alla misericordia di unirsi attraverso il tuo sacrificio sulla croce.
Genesi 31,1-54
Rallegrarsi del sacrificio di Dio
Hai mai ricevuto la promessa di una promozione che poi non è arrivata? O non hai mai lavorato per un progetto, magari fino a tardi ogni notte, ma che poi non ti è stato riconosciuto o considerato? Sei mai stato, o stata, vittima di invidia, false accuse o inganno?
In questo brano troviamo tante situazioni che sentiamo risuonare anche nelle nostre vite. Ma in tutte queste situazioni di frustrazione e dolore, è rassicurante sapere che Dio ha sempre l'ultima parola.
Nella famiglia di Làbano è in corso una frattura dovuta a questioni legate alle attività della famiglia. Làbano dà per scontato suo genero e Giacobbe sente che la sua buona volontà è abusata. Avverte che le cose sono cambiate: "Osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che verso di lui non era più come prima" (v.2). Nel lavoro ha dato il 100%, ha lavorato con tutte le sue forze: "Ho servito vostro padre con tutte le mie forze" (v.6, AMP).
Giacobbe aveva veramente lavorato in condizioni molto dure e suo suocero Làbano era stato un capo piuttosto severo. Infatti aveva fatto pagare a Giacobbe tutte le perdite avvenute a causa di un incidente o furto (v.39). Le sue condizioni di lavoro erano davvero inaccettabili (v.40).
Giacobbe si sente ingannato perché Làbano anziché aumentare il suo stipendio lo diminuisce di dieci volte (v.7). Anche le figlie di Làbano, Rachele e Lia, si sentono maltrattate dal padre, il quale prima le aveva vendute a Giacobbe, poi aveva iniziato ad invidiare il successo del marito (vv.14-16).
In questo contesto è comprensibile che tutti provino risentimento verso Làbano. La loro reazione però non è giusta, scappano mentre Làbano è al lavoro. Non gli danno l'opportunità di salutare i suoi figli e nipoti (vv.26,28). Rachele poi, per motivi che non conosciamo, deruba suo padre senza dirlo al marito.
Nonostante tutto, Dio benedice Giacobbe: “Ma Dio non gli ha permesso [a Làbano] di farmi del male” (v.7, AMP). Giacobbe diviene più ricco di Làbano. In realtà era Dio che stava chiamando Giacobbe a tornare a casa da Isacco. Gli aveva promesso: “Io sarò con te” (v.3). Tuttavia, il suo modo di andare via da Làbano non era giusto. Così Dio interviene parlando a Làbano in sogno (v.24). Se non fosse stato per questo, Giacobbe sarebbe andato via a mani vuote (v.42).
Sia Giacobbe che Làbano si rivolgono a Dio perché sia giudice in questa disputa e perché si giunga ad un accordo soddisfacente per entrambi. Offrono così un sacrificio (v.54) che ancora una volta rimanda alla croce, dove giustizia e misericordia di Dio si incontrano.
Nei nostri episodi giornalieri di frustrazione e dolore, è rassicurante sapere che il Signore ha sempre l'ultima parola.
Padre, grazie perché sei giusto e misericordioso. Grazie per il sacrificio di Gesù. Grazie perché nei momenti di ingiustizia posso guardare a Gesù per ricevere protezione e misericordia. Aiutaci ad essere misericordiosi, come tu sei misericordioso con noi.
Pippa Adds
Genesi 31,32
Ma perché Rachele ruba gli idoli di suo padre? Cosa vuole fare? E cosa ci faceva Làbano con quegli idoli?
Rachele ruba, mente e disonora suo padre... Non c'è da meravigliarsi che Dio, ad un certo punto, decida di venirci incontro consegnandoci i suoi Dieci Comandamenti!
References
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