La Bibbia in un anno 2024Campione

Intima amicizia
Nick Hills è una delle persone più intelligenti che ho avuto il piacere di conoscere nella mia vita. Studioso, intellettuale, una persona dalla mente brillante. Abbiamo frequentato insieme scuola e università. Al mio primo anno di università, dopo circa tre mesi dopo di me, anche lui è diventato cristiano. A quel tempo, Nick collaborava con Justin Welby, ora arcivescovo di Canterbury. *Da quel giorno* è cominciato il suo viaggio nella fede. Ha iniziato a leggere e studiare una gran quantità di libri di teologia. Un giorno gli ho chiesto cosa stesse leggendo. Mi ha detto che stava leggendo qualcosa sulla "trascendenza e l’immanenza" di Dio. Non avevo idea del significato di questi due termini e così ho cercato sul vocabolario. "Trascendenza" ed "immanenza" descrivono la natura della nostra relazione con Dio. “Trascendenza" di Dio significa che esiste a prescindere, che non è soggetto alle limitazioni dell'universo materiale. Dio è sopra a tutto ed oltre, supera ed eccelle ed è di gran lunga superiore a noi. “Immanenza" di Dio significa che tutti noi abbiamo la possibilità di sperimentare la sua amicizia. Nel brano di oggi dell'Antico Testamento, Giobbe parla di *intima amicizia* di Dio (Giobbe 29,4). Comprendere la trascendenza di Dio, il suo essere sopra a tutto, ci aiuta a scoprire la sua meravigliosa immanenza e quale grande privilegio sia poter gustare l'intima amicizia con Lui.Salmi 18,7-15
Adorare Dio trascendente ed amare la sua meravigliosa presenza
Nel Salmo 18, Davide descrive la meravigliosa presenza di Dio: "La terra tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei monti… Davanti al suo fulgore… Il Signore tuonò dal cielo, l'Altissimo fece udire la sua voce" (vv.8.13.14).
In questo salmo contempliamo sia la potenza che l'ira del Dio trascendente: "Si scossero perché egli era adirato" (v.8). Dio si adira contro il peccato.
Ci sono cose nel mondo che non possono essere tollerate: razzismo, traffico di esseri umani, abusi sui bambini, tortura ed altre terribili ingiustizie. Di fronte a queste cose non possiamo non rimanere indignati. L'indignazione contro il male è un elemento essenziale della virtù. In questo salmo scopriamo l'ira di Dio come lato del suo amore, la sua indignazione nei confronti del peccato.
Il Salmo 18 ci offre inoltre un’immagine del legame intimo tra Davide e Dio: "Ti amo, Signore, mia forza" (v.2). Un legame che Davide non dà per scontato ma che considera un immenso privilegio, il privilegio di poter vivere un intimo legame con Dio trascendente.
Signore, grazie perché posso anch’io vivere un'intima amicizia con te, creatore dell'intero universo. Ti amo, Signore, mia forza.
Matteo 21,33-22,14
Accogliere l'invito di Dio e la sua intima amicizia
In questi ultimi anni, nel Regno Unito, si sono celebrati due matrimoni reali: il principe William con Catherine Middleton e il principe Harry con Meghan Markle. Immagina che bello sarebbe stato ricevere da loro un invito personale al banchetto di nozze. Gesù ci dice che tutti noi abbiamo ricevuto un invito personale e che siamo invitati a qualcosa di molto grande, molto più grande più di un banchetto di nozze reale.
Gesù descrive il regno di Dio come una vigna e un banchetto di nozze. Entrambe queste immagini parlano della generosità di Dio e del suo grande amore per noi.
Ma l'amore di Dio non è qualcosa di sentimentale. Amore e misericordia di Dio hanno anche un rovescio della medaglia: il giudizio per coloro che rifiutano il suo amore e compiono il male (21,35 e successivi). Ed è ciò che succede ai vignaioli, i quali "presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono" (v.35). Poi, presero suo figlio e "lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero" (vv.39 e 41).
Attraverso queste parole, Gesù preannuncia la sua morte. Lui è il "figlio", “l'erede" (vv.37-38) che Dio ha mandato. Eppure lo “uccisero” (v.39). Gesù è la pietra "che i costruttori hanno scartato” e che “è diventata la pietra d'angolo" (v.42). È lui che giudica (v.44). Il giudizio è una conseguenza del loro rifiuto di Gesù (stavano cercando un modo per arrestare Gesù, v.45).
Nel banchetto nuziale, Dio ci invita ad un'intima amicizia con lui. Essere invitati a questo matrimonio reale è un grande privilegio. È un invito di valore inestimabile (22,4) ed aperto a tutti (vv.9-10). Tutti sono invitati. L'invito è ripetuto più e più volte (vv.1-4).
Trovo affascinante che Gesù paragoni il regno di Dio ad una festa. Un’immagine, questa, completamente diversa da quella che tante persone hanno di Dio, della Chiesa e della fede. Molte persone pensano al regno di Dio come a qualcosa di triste e tetro. Ma Gesù dice che non è così, che il regno di Dio è una festa, con banchetti, tanta gioia e divertimento.
Ma nonostante questo, sebbene invitate, alcune persone "non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari" (22,5, MSG). Per loro, beni e lavoro sono più importanti della propria relazione con Gesù. Alcuni si dimostrano addirittura straordinariamente maleducati e ostili: "Presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero" (v.6). A quel punto: "Il re si indignò" (v.7).
L'invito di Dio, così straordinario e meraviglioso, non è qualcosa da prendere alla leggera o con superficialità. Ricevere da Dio l’invito ad un’amicizia così intima con lui è un grande privilegio. Tuttavia, non basta solo accettare. Sono necessari anche degli abiti da cerimonia adeguati (vv.11-13). Non puoi entrare nel regno dei cieli alle tue condizioni, ma a quelle di Gesù. Ma quali sono queste condizioni? Gli abiti di cui abbiamo bisogno sono la morte e risurrezione di Gesù ed il dono dello Spirito Santo.
Signore, grazie perché nel tuo amore hai preparato un banchetto per me. Signore, accetto il tuo invito e vengo da te oggi per godere della tua intima amicizia.
Giobbe 25,1-29,25
Comprendere la trascendenza di Dio e conoscere la sua immanenza
Ti sei mai sentito sopraffatto, o sopraffatta, dai problemi e dalle difficoltà della vita? Hai mai avuto dubbi sul fatto che Dio sia davvero attento alla tua vita, che possa aiutarti o che desideri farlo?
Giobbe comprende la trascendenza di Dio. Dice: "Io vi istruirò sul potere di Dio" (27,11a). Sottolinea che le cose che vediamo della potenza di Dio nel mondo circostante sono solo "i margini delle sue opere" (26,14).
Dio è abbastanza potente per aiutarti.
Ma non è solo potente; lui ti ama e può farlo. Giobbe conosce tutto anche dell'immanenza di Dio. Sperimenta l'intima amicizia di Dio (29,4), dove si trova la vera sapienza.
"Ecco, il timore del Signore, questo è sapienza, evitare il male, questo è intelligenza" (v.28,28, MSG). "Timore del Signore" significa averne rispetto. È in questa relazione rispettosa con Dio che troviamo la sapienza. Ora sappiamo che Gesù Cristo è sapienza di Dio. È nell'amicizia intima con Gesù che troviamo la vera sapienza.
Giobbe descrive l'immenso valore di questa sapienza: “Ma la sapienza da dove si estrae?… Non si scambia con l'oro migliore, né per comprarla si pesa l'argento… Dio solo ne discerne la via, lui solo sa dove si trovi". E ancora: “Il timore del Signore, questo è sapienza, evitare il male, questo è intelligenza"(vv.12,15-28).
Ma a cosa può portare tutto questo? Ad evitare il male (v.28) e a servire i poveri (29,12). Per Giobbe una vita veramente retta è aiutare "il povero... l'orfano... \[il\] disperato... la vedova... il cieco... lo zoppo... lo sconosciuto" (vv.12-16). E non c'è solo la povertà, ma anche la giustizia: “Ero rivestito di giustizia come di un abito, come mantello e turbante era la mia equità... spezzavo le mascelle al perverso e dai suoi denti strappavo la preda" (vv.14.17).
Quando ti avvicini a Dio nella sua intima amicizia, le sue preoccupazioni diventano le tue. Come Giobbe, inizi a desiderare di aiutare i poveri, gli orfani, i senzatetto e le vedove. Ti preoccupi delle vittime dell'ingiustizia, di come aiutare i ciechi, gli zoppi, i bisognosi e i profughi della terra.
In questi passaggi, Giobbe non riesce a sentire Dio vicino. Il suo legame di intima amicizia con Dio rimane, ma non riesce ad averne una sensazione tangibile. Sta attraversando la sofferenza più spaventosa. Dio gli sembra distante. Anche tu forse, in questo momento, ti senti così. Se è così pensa a Giobbe e a cosa succede dopo.
Alla fine del libro di Giobbe, scopriamo infatti che Dio non lo aveva abbandonato. Dio lo stava benedicendo più di quanto Giobbe avrebbe mai potuto chiedere o anche solo immaginare. Dio gli avrebbe restituito la sensazione tangibile della sua intima amicizia con lui.
Attraverso Gesù, tutti noi possiamo sperimentare l'intima amicizia di Dio trascendente e godere della sua benedizione senza fine sulla nostra vita.
Signore, grazie per l'esempio di Giobbe. Nei momenti di sofferenza, concedici di rimanere saldi alla promessa della tua intima amicizia e benedizione.
Pippa Adds
Quando un amico sta soffrendo, sentiamo tutti il bisogno di fare qualcosa, di portare conforto. E così hanno fatto anche gli amici di Giobbe, sono andati da lui. A volte, però, nel nostro tentativo di cercare di capire la sofferenza dell’altro o di aiutare, diciamo cose che non sono affatto utili! È molto difficile confortare qualcuno nei momenti di sofferenza. Alcune persone ci riescono benissimo, ma spesso la cosa migliore da fare è semplicemente ascoltare, farsi vicini e pregare.
References
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