Forestieri E Pellegrini Sulla TerraCampione

Giacobbe – Ti proteggerò dovunque tu andrai (Genesi 28:15)
IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE
La vera benedizione di Isacco verso Giacobbe non fu quella “rubata” (Genesi 27:27-29) ma quella del commiato quando Giacobbe partì per Paddan-Aram (Genesi 28:1-5). Isacco raccomandò a Giacobbe di non sposarsi con una cananea. Suo fratello Esaù aveva già fatto questo (Genesi 26:34,35) e dimostrò ancora di non capire l’importanza di rimanere nella linea della promessa sposando una figlia di Ismaele (Genesi 28:6-9). Giacobbe doveva possedere il paese dove andava pellegrinando, accogliendo la benedizione di Abraamo.
L’INCONTRO CON DIO
Crescere nella famiglia della promessa non aveva conferito a Giacobbe un’esperienza personale con Dio. Non bastava ricevere una benedizione dal padre – doveva incontrare Dio e ricevere la promessa direttamente da Lui (Genesi 28:10-15). È significativo che Dio promise a Giacobbe la terra nella quale dormiva solo nel momento in cui stava abbandonando il paese per fuggire da Esaù. Come per suo padre, c’erano contrasti in famiglia che richiedevano una separazione tra la linea della promessa e la linea della carne. Era sia forestiero nel paese sia emarginato in famiglia. Oltre alla discendenza numerosa, e la benedizione di tutte le famiglie della terra (cfr. Genesi 12:1-3), Dio aggiunse che avrebbe protetto Giacobbe, ovunque. La benedizione del Signore non è legata al territorio ma alla Sua presenza.
L’IMPEGNO DI GIACOBBE
Giacobbe non sapeva che il Signore era lì, e diede al luogo il nome di Betel, ossia “casa di Dio” (Genesi 28:16-18). Non era però questo il significato di quello che gli era stato detto. Dio è ovunque, e ci accompagna (Salmo 121:7,8). La Sua presenza non è funzione del luogo, ma della nostra ubbidienza (2 Cronache 15:1,2; Geremia 29:11-14). Giacobbe rispose alla promessa con un impegno per alcuni versi discutibile (Genesi 28:20-22). La sua fede personale era ancora agli inizi. Sarebbe più giusto tradurre la parola “se” con “visto che”, perché Giacobbe non metteva in dubbio la promessa del Signore prendeva un impegno sulla base della promessa.
LA CASA DI LABANO
Tra i suoi parenti, anche dopo il duplice matrimonio, Giacobbe visse come forestiero, subendo delle ingiustizie (Genesi 31:36-42). Nelle difficoltà, sperimentò la benedizione di Dio in Paddan-Aram e tornò in Canaan solo quando il Signore glielo comandò (Genesi 31:3-13). Anche le sue mogli si sentivano estranee in casa propria (Genesi 31:14-16). Giacobbe mancò di fiducia nel Signore programmando una seconda fuga piuttosto che salutare il suocero (Genesi 31:26-28), ma Dio gli diede protezione come aveva promesso (Genesi 31:24,29).
L’INCONTRO CON DIO A PENIEL
Rientrare nella Terra Promessa significava non solo allontanarsi da Labano, ma anche avvicinarsi al fratello Esaù che aveva dimostrato propositi omicidi (Genesi 27:41-45). Giacobbe dovette imparare che non l’abilità diplomatica ma la presenza di Dio lo avrebbe protetto (Genesi 32:7-21). Ci volle una nuova rivelazione di Dio che lo lasciò più debole fisicamente ma più dipendente da Dio con un nuovo nome da vincitore (Genesi 32:24-32).
DA SICHEM A BETEL
Anche all’interno della Terra Promessa, Giacobbe doveva imparare a stare vicino al Signore perché Egli stesse vicino a lui. La vicinanza alla città di Sichem aveva portato allo stupro di Dina e la strage operata da Simeone e Levi. Così Betel divenne il luogo dove Giacobbe portò la sua numerosa famiglia ad adorare il suo Signore (Genesi 35:1-7). In quell’occasione, la promessa di Dio fu rinnovata, con l’aggiunta della menzione di re nella discendenza (Genesi 35:9-15).
LA DISCESA IN EGITTO
Giacobbe desiderò rivedere Giuseppe, ma prima di andare in Egitto, ricevette una nuova rivelazione dal Signore (Genesi 46:1-5). La promessa di Dio era così sicura che non era necessario presidiare la Terra Promessa per garantirne l'adempimento. D’altronde, già ad Abraamo Dio aveva predetto che questa “discesa in Egitto” non sarebbe stata una fuga ma parte del piano di Dio (Genesi 15:13-16). Giacobbe aveva imparato a muoversi seguendo gli ordini del Signore e mentenendo gli impegni presi. In Egitto, seppure straniero, poté benedire il Faraone (Genesi 47:7-10). La benedizione del Signore lo accompagnava nella sua vita nomade.
Riguardo questo Piano

Gesù, nella preghiera sacerdotale, disse che i credenti sono nel mondo ma non del mondo. Le persone desiderano essere riconosciute e apprezzate dagli altri; per questo motivo viviamo spesso questa condizione di “diversità” con disagio. La Bibbia invece, ci presenta il nostro vero stato: non siamo esclusi dal mondo ma inclusi nel popolo di Dio. Inoltre, abbiamo la missione di invitare gli altri a fare parte di questo popolo. Vedremo, attraverso i patriarchi Abraamo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe quanto la vita da forestiero e pellegrino possa essere benedetta dal Signore ed essere, allo stesso tempo, di benedizione agli altri.
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Vorremmo ringraziare Andrew Walker per aver fornito questo piano. Per ulteriori informazioni, visitare: facebook.com/profile.php?id=100005886272104
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