Forestieri E Pellegrini Sulla TerraCampione
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Giuseppe – Stava in casa del suo padrone egiziano (Genesi 39:2)
RIFIUTATO DAI FRATELLI
Alla quarta generazione, la promessa fatta ad Abraamo non doveva più proseguire con un solo figlio; dovevano diventare un popolo in attesa della progenie per eccellenza, Cristo (Galati 3:16). Della discendenza di Giacobbe, la linea reale passava per Giuda, mentre quella sacerdotale da Levi. Giacobbe invece era legato al concetto che ci doveva essere un erede, e la sua scelta cadeva su Giuseppe, il figlio maggiore della moglie amata (Genesi 37:3,4). La cosa generava malumori in famiglia e i sogni di Giuseppe non aiutavano di certo a farlo accettare. Come Isacco e Giacobbe, si trovava ad essere non solo straniero nel paese ma anche estraneo in casa (Genesi 37:18-20).
PORTATO IN EGITTO
Mentre Abraamo scelse di rispondere alla chiamata di Dio e uscire dal suo paese, Isacco a rimanere nel paese e Giacobbe a seguire le indicazioni del Signore, Giuseppe arrivò in Egitto, ma non di sua volontà (Genesi 37:26-28,36). Non rimase in Egitto per una sua scelta, perché era schiavo (Genesi 39:1). Tuttavia, accettò questo suo stato e sperimentò, in modo evidente, l’aiuto del Signore (Genesi 39:2-6). Giuseppe fu sia straniero che schiavo, ma con la presenza e benedizione del Signore, in qualunque luogo si trovasse. Non dobbiamo lamentarci delle situazioni in cui veniamo a trovarci, ma metterci a disposizione del Signore.
MESSO IN PRIGIONE
Paradossalmente, proprio la consapevolezza che doveva rispondere a Dio delle sue azioni portò Giuseppe in prigione. Ora era straniero, schiavo e carcerato, ma non smise di rimanere fedele al Signore e sperimentare le benedizioni (Genesi 39:20-23). Giuseppe non si considerava sfortunato, o emarginato, o fuori posto. In questo è di esempio a tutti noi. Dobbiamo mettere impegno nel fare le cose perché noi lavoriamo per il Signore, non per gli uomini (Colossesi 3:22-24).
TESTIMONIANZA DAVANTI AL FARAONE
Dopo anni in prigione, Giuseppe aveva finalmente la possibilità di uscirne. Doveva solo risultare gradito al Faraone. Si presentò rasato e vestito in modo adeguato (Genesi 41:14), ma non tralasciò di dichiarare che serviva Dio nonostante si trovasse davanti ad qualcuno che era considerato dio in terra (Genesi 41:15,16,25,32). L’incarico che gli fu poi affidato dal Faraone, sibasava anche sul fatto che fosse pieno dello Spirito di Dio (Genesi 41:37-40).
GIUSEPPE DIVENTA EGIZIANO
Il nuovo status di Giuseppe lo integrava a corte e nella casta sacerdotale d’Egitto (Genesi 41:45,46). Adottò il modo di vestire egiziano e la lingua egiziana (Genesi 42:23). Adesso era accettato e apprezzato, ma non rinnegò le sue origini, come si vede dai nomi dati ai suoi figli (Genesi 41:50-52). Quando si fece riconoscere dai suoi fratelli e chiese loro di venire in Egitto con il loro padre, fece di tutto per farli sentire a proprio agio nel paese perché non si mescolassero con gli egiziani in modo da compromettere la loro missione (Genesi 45:3-13). Aiutò loro a presentarsi al Faraone, ottenendo così il consenso al massimo livello (Genesi 47:1-6,11,12).
CERCATE IL BENE DELLA CITTÀ
La vita di Giuseppe illustra il principio insito nella promessa ad Abraamo: il popolo di Dio deve essere di benedizione a tutti i popoli. Nel suo caso, era un popolo che lo aveva trattato da straniero, schiavo e carcerato, ma Dio benedisse la casa di Potifar, il carcere e tutto il paese. Illustra il principio contenuto nella lettera di Geremia agli esuli in Babilonia (Geremia 29:1-14). Anche loro erano deportati, scherniti (Salmo 137:1-4) e senza speranza, ma dovevano cercare il bene della città nella quale si trovavano. Impariamo ad essere di benedizione anche dove non abbiamo scelto di stare.
GIUSEPPE FECE MENZIONE DELL’ESODO
Sembrava che egli fosse perfettamente integrato in Egitto. Tuttavia, Giuseppe sapeva che il futuro della sua famiglia, che doveva diventare popolo, non era in Egitto. La sua fede viene sottolineata in Ebrei 11:22 dalla menzione dell’esodo e le disposizioni per le sue ossa (Genesi 50:24-26; Esodo 13:19). L’Egitto era solo un luogo di dimora temporanea, così come è questo mondo per noi credenti.
Riguardo questo Piano
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Gesù, nella preghiera sacerdotale, disse che i credenti sono nel mondo ma non del mondo. Le persone desiderano essere riconosciute e apprezzate dagli altri; per questo motivo viviamo spesso questa condizione di “diversità” con disagio. La Bibbia invece, ci presenta il nostro vero stato: non siamo esclusi dal mondo ma inclusi nel popolo di Dio. Inoltre, abbiamo la missione di invitare gli altri a fare parte di questo popolo. Vedremo, attraverso i patriarchi Abraamo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe quanto la vita da forestiero e pellegrino possa essere benedetta dal Signore ed essere, allo stesso tempo, di benedizione agli altri.
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Vorremmo ringraziare Andrew Walker per aver fornito questo piano. Per ulteriori informazioni, visitare: facebook.com/profile.php?id=100005886272104