La bontà di Dio spinge al ravvedimento (Parte 2)

Chiunque di noi può testimoniare che ogni volta che si è pentito sinceramente di un peccato, di un’ingiustizia o di un’azione compiuta con intenzioni malvagie, non ha mai udito un tuono dal cielo che lo rimproverasse o qualcosa di simile. Al contrario, ogni volta che ci siamo trovati a confrontarci con i nostri errori, non è stato un castigo o un duro rimprovero a farci cambiare strada, ma la bontà di Dio.

È lo Spirito Santo che ci convince di peccato. Ma lo fa senza mai usare modi bruschi o violenti. Egli rivela la bontà di Dio al nostro cuore, parlando con dolcezza alla nostra coscienza, ispirandoci al ravvedimento. Lo fa mettendo in noi un senso di disagio, un’inquietudine interiore che ci spinge a riconoscere la verità, ad andare a Dio con piena convinzione, per confessare, abbandonare e lasciarci alle spalle il nostro peccato.

La bontà di Dio non ci porta solo al pentimento, ma al vero ravvedimento: un cambiamento di direzione, una nuova svolta nella nostra vita. A volte, è vero, questo processo può portare una sana tristezza nel cuore. Ma è proprio questa tristezza che ci guida tra le braccia del Padre, dove riceviamo grazia e aiuto al momento opportuno.

Ancora una volta, Dio dimostra la sua bontà, incontrandoci persino nel mezzo del nostro peccato. Ci porta quella sana convinzione e persuasione che vivere secondo la Sua volontà è infinitamente meglio che abbandonarci a ciò che è ingiusto o irriverente nei Suoi confronti.

Dio è buono, e la Sua bontà dura in eterno.