L’Avvento (Giorni 15-22): Spera in Dio fino a quando spunti il giorno e le ombre fuggano.Campione
Isaia 57:14-59:8
Gli empi, gli umili, e il Dio della giustizia (B)
Due giorni fa, vi ho presentato la figura retorica del “chiasmo”, presente in Isaia, nei capitoli dal 56 al 66. I livelli del chiasmo, dalla A alla C, caratterizzano Israele come una comunità in conflitto a motivo degli interessi contrastanti del popolo diviso in due gruppi, quello degli empi e quello degli umili. Il primo gruppo, senza scrupoli, si allontana dal Signore, seguendo la via del suo cuore (57:17). Il secondo gruppo veniva meno, anch’esso, alla chiamata di Dio ad essere una luce per le nazioni, però, questi ultimi ascoltarono l’invito del Signore al ravvedimento. Il testo chiarisce che loro avrebbero ricevuto le consolazioni del Signore e specifica il perché.
Consideriamo le parole del Signore in Isaia 57:16.
“Io, infatti, non voglio contendere per sempre né serbare l’ira in eterno, affinché gli spiriti, le anime che io ho fatte, non vengano meno davanti a me.”
Il Signore era dispiaciuto di essere sempre sdegnato per i peccati del popolo, ma gli empi lo irritavano senza freni, e il nostro brano di oggi giustifica la condanna del loro stato iniquo. Il testo menziona la loro avarizia, la testardaggine perenne, gli atti di violenza e la loro propensione ad agire con inganno verso i vulnerabili; menziona l’ipocrisia, i pensieri peccaminosi, la bilancia falsa e la mancanza della custodia e della coltivazione del benessere di tutti gli abitanti della città. L’esito era che nessuno conosceva più la via della pace (59:8).
Tuttavia, oltre all’elenco di peccati commessi dagli empi, il brano evidenzia la giustizia che hanno trascurato, gli atti di misericordia verso i vulnerabili e gli oppressi da loro omessi. Nel contesto, è probabile che l’espressione “gli oppressi” rammenti un punto della legge anticotestamentaria che permetteva a un ebreo, sommerso dai debiti, di entrare via contratto nella casa altrui come schiavo (Deuteronomio 15:12-18). Il padrone saldava i suoi debiti, mentre lo schiavo lavorava sei anni senza stipendio nella sua casa. Il padrone era obbligato a fornire cibo e rifugio e, dopo i sei anni, di lasciarlo libero.
Però, chi legge Geremia 34:8-16, scopre che gli Israeliti continuavano ad assoggettare e approfittare dei propri schiavi, senza liberarli. Questo scenario è uno degli esempi dell’iniquità in Israele, che dava fastidio al Signore, il Re dei re, che voleva che i Suoi sudditi assomigliassero al loro sovrano, che ricordassero sempre il loro passato da schiavi in Egitto e come il Signore, il loro Dio, li aveva liberati. Gli Israeliti erano chiamati a praticare la misericordia perché a loro era stata fatta misericordia, ma questi erano propensi, persino desiderosi, di dimenticare questo aspetto centrale della loro esistenza.
Oggi, possiamo imparare una lezione sia dagli empi che dagli umili. Nel primo caso, il salario del peccato è la separazione dal Signore e dalla Sua unica via di pace (57:21). Nel secondo caso, noi vogliamo essere un’assemblea di credenti che ama la misericordia e cammina umilmente con il nostro Dio (Michea 6:8).
Scrittura
Riguardo questo Piano
Questa serie segue la stagione dell’Avvento che conta i giorni che mancano al Natale e ci insegna a sperare nel Signore, persino in tempi tenebrosi e pieni d’angoscia. In questa terza parte dello studio, che copre i giorni 15-22, rifletteremo su Isaia 56-66, i cui temi sono: “Il portavoce di Dio” e “Chi è il servo fedele?”.
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Vorremmo ringraziare Insieme (Chiesa cristiana evangelica di Caselle Torinese) per aver fornito questo piano. Per maggiori informazioni per favore visita: https://www.insiemecaselle.it/