L’Avvento (Giorni 15-22): Spera in Dio fino a quando spunti il giorno e le ombre fuggano.Campione
Isaia 59:9-15a; Isaia 63:7-64:12
Un residuo di Israele ricorda Dio e si ravvede (C e C’)
Il nostro brano di oggi parla degli umili e leggere della loro conversione a Dio è come un sorso d’ acqua fresca, una candela accesa che splende nel buio. Come abbiamo già visto nel capitolo 53, il relatore qui diventa plurale. La comunità che riconosce la sua colpevolezza confessa i propri peccati. Questi umili ammettono di essere stati ciechi spiritualmente, brontoloni, piagnoni, spesso delusi e ribelli al Signore. Le loro trasgressioni andavano oltre una mera mancanza della pietà individuale; ognuno, come parte dell’insieme, condizionava (in peggio) la società. Consideriamo Isaia 59:14b-15.
“La verità, infatti, soccombe sulla piazza pubblica e il diritto non riesce ad avvicinarvisi. La verità è scomparsa, e chi si allontana dal male si espone a essere spogliato”.
Qualcuno potrebbe pensare che ammettere i propri errori, difetti, e debolezze lo riduca in niente, un debole, una facile preda. Invece, come vedremo, rivolgersi al Dio vivente, l’unico che può allontanare da noi le nostre colpe, è liberatorio (Salmi 103:12). Dio dà grazia agli umili e li innalza e loro dimostrano equilibrio, diventando audaci nella preghiera, perché imparano ad appoggiarsi sulla saggezza e sulla bontà del loro Signore Dio, mentre aspettano nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia (1 Pietro 5:5 e 2 Pietro 3:13).
Nel capitolo 63, dal versetto 7 al 10, la comunità degli umili ricorda le bontà del Signore verso il popolo che riscattò e si immedesima con i loro antenati, che nei giorni antichi di Mosè commisero i loro stessi errori, contristando lo Spirito Suo santo. Due volte, la comunità chiede: Dov’è questo Dio di cui abbiamo sentito parlare? Non stanno lanciando una sfida, una provocazione, ma stanno cercando il Signore ed egli si lascia trovare. Infatti, partendo dallo stesso capitolo 63, dal versetto 11 fino a 64:12, la comunità dei ravveduti prega e la sua preghiera è audace.
Questo residuo degli umili è ormai estraniato da Israele che “non lo riconosce”, perché non c’è più nessuno che invochi il nome del Signore. Ammettono pure che persino loro sono diventati come quelli che Dio non ha mai guidato, come quelli che non portano il suo nome” (63:19 e 64:7). Eppure, dicono due volte: “Tuttavia, tu sei nostro padre” (63:16 e 64:8). Loro chiedono l’intervento del Signore, pregando: “Scendi! Agisci in favore di noi che speriamo in te!” (64:1 e 4).
A proposito, attendere l’Avvento del Signore non significa fermarsi, né tacere. La vera speranza è un’attesa attiva e la preghiera audace è lo strumento per mezzo del quale il Cristiano sostiene la tensione di voler vedere il regno di Dio sulla terra e non vederlo ancora. Dunque, riflettiamo su Romani 8:24-25. “Siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede non è speranza; difatti, quello che uno vede perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza”.
Scrittura
Riguardo questo Piano
Questa serie segue la stagione dell’Avvento che conta i giorni che mancano al Natale e ci insegna a sperare nel Signore, persino in tempi tenebrosi e pieni d’angoscia. In questa terza parte dello studio, che copre i giorni 15-22, rifletteremo su Isaia 56-66, i cui temi sono: “Il portavoce di Dio” e “Chi è il servo fedele?”.
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Vorremmo ringraziare Insieme (Chiesa cristiana evangelica di Caselle Torinese) per aver fornito questo piano. Per maggiori informazioni per favore visita: https://www.insiemecaselle.it/